“Quest’opera di Marx, secondo il suo proposito espresso nella prefazione alla prima edizione del primo volume del ‘Capitale’ doveva costituire un quarto volume sulla “storia della teoria” come completamento del gigantesco lavoro dei tre volumi del ‘Capitale’. Essa è contenuta in quindici quaderni circa del manoscritto ed è intitolata ‘Teorie del plusvalore’; è stata scritta da Marx alcuni anni prima della morte (tra il 1861 e il 1863 e prima del manoscritto del terzo volume). Così Engels la presenta nella prefazione al secondo volume del ‘Capitale’: «Questa parte contiene una storia critica particolareggiata del nocciolo dell’economia politica, della teoria del plusvalore, e sviluppa accanto a ciò, in polemica opposizione con i predecessori, la maggior parte dei punti più tardi esaminati in maniera particolare in logica concatenazione nel manoscritto per i Libri II e III». Era proposito di Engels ordinare e completare per la pubblicazione questa parte del manoscritto, così come aveva fatto per i manoscritti del secondo e terzo volume del ‘Capitale’ dopo la morte di Marx. Ma neanche Engels visse abbastanza per completare questo importante lavoro; quando morì, un anno dopo la pubblicazione dell’ultimo volume (1895), toccò a K. Kautsky il compito di curare l’edizione di questa ultima parte del manoscritto. L’opera uscì in tre volumi tra il 1905 e il 1910 col titolo di ‘Teorie del plusvalore’. Nella sua prefazione, Kautsky informa che il cosiddetto quarto volume del ‘Capitale’ si trovava nella forma di abbozzo preliminare e che molto ardua era l’impresa di ordinare il materiale e prepararlo per la pubblicazione, essendo costituito (come egli dice) di appunti spesso indecifrabili e scritti in un miscuglio di lingue (tedesco, inglese, francese). Il rimaneggiamento, cui egli sottopose il manoscritto, è stato recentemente criticato in un articolo della rivista sovietica ‘Voprosi Economiki’ (Mosca, 1950, n. 9: «Sulla preparazione di una edizione scientifica delle ‘Teorie del plusvalore’ di K. Marx», di Bruschlinki e Preis). In esso è contenuto un prospetto della nuova edizione progettata e si rileva soprattutto che l’edizione di Kautsky ha disposto il materiale con un ordine soltanto cronologico (per gli scrittori ai quali Marx si riferisce), che non tiene conto della precisa connessione delle idee che esiste nella disposizione che Marx aveva dato al materiale. (…) L’analisi della rendita fondiaria attraverso la critica della teoria ricardiana (secondo volume, ndr), insieme al grande interesse teorico che presenta, tocca problemi che sono di viva attualità (direttamente connessi con le attuali lotte contadine). Soprattutto l’analisi della «rendita assoluta» che completa in molti punti quella, più breve, contenuta nel terzo Libro del ‘Capitale’ (in corso di pubblicazione a cura delle edizioni Rinascita). Infine, la terza parte sull’accumulazione capitalistica e le crisi assume una importanza particolare per due principali considerazioni: primo, perché nel ‘Capitale’ come è noto, non si trova una esposizione sistematica, uno schema delle crisi, e queste pagine consentono di giungere a una più precisa ricostruzione del pensiero marxista sulla causa reale delle crisi; secondo, e proprio perciò, questa analisi da una parte si contrappone nettamente al formalismo accademico che è ben lontano dal considerare le crisi come manifestazioni «di tutte le contraddizioni dell’economia borghese» (vol. II, pag 500); dall’altra, ci mette in guardia dal considerare in modo schematico il fenomeno delle crisi vedendo «le forme più astratte» senza «le determinazioni concrete». Ciò che Lenin sottolineava a proposito delle possibili modificazioni del ciclo economico, della forma del ritmo e del quadro delle crisi particolari” (pag 580-581) [Vincenzo Vitello, ‘Storia delle teorie economiche. Vol. I. La teoria del plusvalore da William Petty a Adam Smith; Vol II. David Ricardo (by Karl Marx, Einaudi, Torino, 1955, pag XXVIII 399; X 645)’, Rinascita, Roma, n. 9, settembre 1955]