“Di fronte alla campagna ideologica oggi in corso intorno alla capacità del capitalismo di «rivoluzionare» il tenore di vita del popolo italiano, e quello dei lavoratori in particolare, creando «nuove» condizioni di benessere i cui indici sarebbero costituiti dalla diffusione delle lambrette o dall’ammontare delle somme giocate al totocalcio, v’è da rilevare – accanto alla superficialità della documentazione fornita – la povertà degli argomenti portati a sostegno della tesi. Sono, aggiornati e rispolverati per l’occasione, gli stessi argomenti dei tempi in cui il borghese inglese si scandalizzava per la «vita spensierata degli operai», la quale in realtà non era che una conseguenza dell’insicurezza delle loro condizioni di vita, come dimostrava lucidamente Engels più di cent’anni fa (1). O gli argomenti ai quali Marx rispondeva osservando che «il capitalista e il suo ideologo, l’economista politico, considerano ‘produttiva’ solo quella parte del consumo individuale dell’operaio che è richiesta per la perpetuazione della classe operaia, cioè quella parte che di fatto deve essere consumata affinché il capitale possa consumare forza-lavoro; ma quel che l’operaio può aver voglia di consumare in più per proprio piacere è consumo ‘improduttivo’» (2). Sono, ancora, ragionamenti che ricalcano quelli dei tempi addietro, a proposito della diffusione del gioco del lotto, e che facevano dire a uno scrittore non certo marxista, come Luigi Settembrini, che tale diffusione era un indice di miseria e non di benessere e che il lotto – «il dazio più crudele, più scellerato, pagato dalla gente più povera» – «dissanguava l’esangue popolo napoletano»” (pag 688) [Bruzio Manzocchi, ‘Lo spostamento dei consumi popolari e il livello di esistenza dei lavoratori’, Rinascita, Roma, n. 9, settembre 1955] [(1) F. Engels, ‘La situazione della classe operaia in Inghilterra’, Ed. Rinascita, pag 140 e sgg.; (2) C. Marx, ‘Il Capitale’, Ed. Rinascita, I, 3, pag 16-17 «Di fatto – continua Marx – il consumo individuale dell’operaio è ‘improduttivo per l’operaio stesso’, perché riproduce soltanto ‘l’individuo pieno di bisogni; è produttivo per il capitalista e per lo Stato’, perché è produzione ‘di quella forza che produce la ricchezza degli altri’» (i corsivi sono nel testo di Marx)]