“Se l’insurrezione di giugno rafforzò dappertutto sul continente la coscienza di sé della borghesia, e la spinse ad una alleanza aperta con la monarchia feudale contro il popolo, chi fu la prima vittima di questa alleanza? Fu la stessa borghesia del continente, alla quale infatti la disfatta di giugno impedì di consolidare il dominio e di tenere, metà soddisfatto e metà malcontento, il popolo fermo sul gradino più basso della rivoluzione borghese. Infine la disfatta di giugno rivelò alle potenze assolutiste d’Europa il segreto che la Francia era costretta a mantenere la pace all’esterno a qualsiasi prezzo, per poter condurre la guerra civile all’interno. In questo modo i popoli che avevano iniziato la lotta per la loro indipendenza nazionale vennero dati in balia alla prepotenza della Russia, dell’Austria e della Prussia, ma in pari tempo la sorte di queste rivoluzioni nazionali venne subordinata alla sorte della rivoluzione proletaria; esse vennero spogliate della loro apparente autonomia, della loro apparente indipendenza dal grande rivolgimento sociale. Né l’ungherese, né il polacco, né l’italiano possono essere liberi fino a che rimane schiavo l’operaio! Infine, in seguito alle vittorie della Santa Alleanza, l’Europa ha preso un aspetto tale che ogni nuovo sollevamento proletario in Francia dovrà coincidere in modo diretto con una ‘guerra mondiale’. La nuova rivoluzione francese sarà costretta ad abbandonare immediatamente il terreno nazionale e a ‘conquistare il terreno europeo’, sul quale soltanto la rivoluzione sociale del XIX secolo può attuarsi. Solo con la disfatta di giugno dunque sono state create le condizioni entro le quali la Francia può prendere l’ ‘iniziativa’ della rivoluzione europea. Solo immergendosi nel sangue degli ‘insorti di giugno’ il tricolore è diventato la bandiera della rivoluzione europea: la ‘bandiera rossa’!. E il nostro grido è: ‘La rivoluzione è morta! Viva la rivoluzione!’ (1)” [Karl Marx, ‘La disfatta del giugno 1848’ (da ‘Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850’) (pag 442-462) [(1) Per caratterizzare la dialettica rivoluzionaria della disfatta di giugno, Marx usa qui la stessa formula con cui la monarchia feudale esprimeva la sua pretesa perennità: «Le roi est mort! Vive le roi!» (Il re è morto! Viva il re!)]