“Si ritrovano presso Marx (1) due dei dati costitutivi dell’ateismo del XVIII secolo. Innanzitutto la critica anticristiana, rigorosa e acuta, poi il materialismo, interpretato come affezione a ciò che è reale e naturale – a differenza della religione cristiana che sarebbe irreale e antinaturale. D’Holbach aveva già definito la religione oppio del popolo, e affermava l’imperativo del lavoro per l’uomo in opposizione ai piaceri aristocratici che favoriscono troppo le elucubrazioni religiose e ideologiche. Marx lo citerà apertamente per illustrare la propria dottrina su tre punti: la relazione tra la miseria degli uomini e la concezione di Dio; la denuncia della credenza in un’altra vita come smobilitatrice dell’azione nella vita presente; la constatazione che il cristianesimo in particolare smobiliterebbe l’uomo dal suo reale insediamento nel mondo terreno. Quando il giovane Marx lascia lo studio del diritto per quello della filosofia, i maestri che comincia a incontrare a partire dall’ottobre del 1836 nel “Club dei dottori” a Berlino fanno essi stessi parte di una sinistra spinta a sviluppare una viva critica antireligiosa situantesi direttamente nella linea della problematica atea dei Lumi, dell”Enciclopedia’ e del barone d’Holbach. La religione per esempio vi è sottomessa all’analisi storica e ridotta a un mito da Frederic David Strauss. Essa è spogliata di ogni trascendenza e ricondotta alla sua dimensione umana da Bruno Bauer (1805-1882); ora questo si riferisce esplicitamente, nel suo ‘Cristianesimo disvelato. Un ricordo del XVIII secolo’, al ‘Cristianesimo smascherato’ di d’Holbach. Marx presenterà infine il barone come il primo filosofo che abbia saputo sviluppare una sintesi del materialismo ateo e sociale unendo e radicalizzando il materiale storico cartesiano e il materialismo empirista inglese. Così può scrivere: “Anche il comunismo sviluppato ha come origine il materialismo francese”” [Jean Vernette, L’ateismo, 2000] ((1) Marx-Engels, Sur la religion. Textes choisis, 1968, citato da D. Lacompte, in ‘De l’athéisme au retour du religieux’, 1996, p. 156-157)