“Secondo Bauer l’uomo deve sacrificare il «privilegio della fede», per poter ricevere gli universali diritti dell’uomo. Esaminiamo un momento i pretesi diritti dell’uomo, e proprio nella loro configurazione autentica, cioè la configurazione da essi assunta presso i loro scopritori, i popoli nord-americano e francese. In parte questi diritti dell’uomo sono diritti politici, diritti che vengono esercitati solo in comunità con altri. La partecipazione alla sfera comune, e precisamente alla sfera politica, alla sfera statale, costituisce il loro contenuto. Essi cadono sotto la categoria della libertà politica, sotto la categoria dei diritti civili, che non presuppongono affatto, come già abbiamo visto, la coerente e positiva eliminazione della religione, e quindi dell’ebraismo. Resta a considerare l’altra parte dei diritti dell’uomo, i ‘droits de l’homme’, in quanto si distinguono dai ‘droits du citoyen’. In questa classe si trova la libertà di coscienza, il diritto di praticare un culto a piacere. Il privilegio della fede viene espressamente riconosciuto, o come un diritto dell’uomo, o come una conseguenza di un diritto dell’uomo, quello della libertà. (…). La ‘Déclaration des droits de l’homme’, ecc., 1793, enumera fra i diritti dell’uomo, art. 7: «Le libre exercice des cultes». E precisamente a proposito del diritto di manifestare i propri pensieri e opinioni, di riunirsi, di praticare il proprio culto, così si esprime: «La nécessité d’énoncer ces ‘droits’ suppose ou la présence ou le souvenir récent du despotisme». (…) L’inconciliabilità della religione coi diritti dell’uomo è tanto poco implicita nel concetto dei diritti dell’uomo, che anzi fra questi viene espressamente enumerato il diritto di essere religioso, di essere religioso a modo proprio, di praticare il culto della propria particolare religione. Il privilegio della fede è un diritto universale dell’uomo. I ‘droits de l’homme’ vengono distinti come tali dai ‘droits du citoyen’. Chi è l’ ‘homme’ distinto dal ‘citoyen’? Non altri che il membro della società borghese. E perché il membro della società borghese viene denominato «uomo», uomo senza più, e i suoi diritti, diritti dell’uomo? Come si spiega questo fatto? Si spiega richiamandosi al rapporto dello Stato politico con la società borghese, all’essenza dell’emancipazione politica. Prendiamo atto anzitutto del dato di fatto, che i cosiddetti diritti dell’uomo, i ‘droits de l’homme?, in quanto distinti dai ‘droits du citoyen’, non sono altro che i diritti del membro della società borghese, ossia dell’uomo egoista, dell’uomo separato dall’uomo e dalla comunità” (pag 375-377) [Karl Marx, a cura di Luigi Firpo, ‘Scritti politici giovanili’, Giulio Einaudi, Torino, 1975]