“Per Engels la contraddizione ha luogo in ogni ordine di realtà: nella natura, nella storia, nel pensiero, cioè dovunque vi sia un processo antagonistico, nel quale un estremo si converte nel suo contrario e questo si converte a sua volta nel primo, restituendo però in una forma superiore, cioè più valida dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo. E’ questo il famoso processo della “negazione della negazione”, teorizzato per la prima volta da Hegel e ripreso esplicitamente da Marx, che Engels illustra, in polemica contro Dühring, con i famosi esempi del chicco d’orzo che, germogliando, cioè trasformandosi in pianta, si nega, ma viene poi restituito in quantità maggiore con la morte, cioè con la negazione della pianta, consistente nella produzione di nuovi semi; o dell’uovo che, negandosi, produce l’insetto, il quale poi, negandosi a sua volta, riproduce l’uovo; o della grandezza algebrica ‘a’ la quale, negandosi, dà luogo a ‘-a’, che poi, negandosi a sua volta, cioè moltiplicandosi per ‘-a’ dà luogo a ‘a²’. Accanto a questi esempi, desunti dalla natura, Engels ne adduce altri, desunti dalla storia, quali il processo per cui dalla primitiva proprietà comune del suolo si è passati, per negazione, alla piccola proprietà privata di esso e, per negazione della negazione, al grande possesso fondiario; o il processo per cui, dall’uguaglianza propria dello stato di natura rousseauiano si è passati, per negazione, alla disuguaglianza propria degli stati primitivi e, per negazione della negazione, all’uguaglianza propria degli stati dispotici; o infine il processo per cui nella storia della filosofia si è passati dal materialismo antico, per negazione, all’idealismo e, per negazione della negazione, al materialismo moderno (1). Contro Dühring, che considera la dialettica uno strumento puramente dimostrativo, cioè valida soltanto sul piano del pensiero, Engels insiste nell’affermare il carattere reale della dialettica, cioè della negazione della negazione, e quindi anche della contraddizione. Ma è chiaro che per contraddizione egli intende contrarietà fra i termini successivi di un processo, quella contrarietà che anche Aristotele considera condizione necessaria del divenire. Ciò non ha nulla a che vedere con la contraddizione di cui parla Aristotele, cioè con l’affermazione e la negazione della presenza di un medesimo predicato nello stesso soggetto contemporaneamente e sotto lo stesso rispetto. A questa differenza tra la contraddizione della dialettica hegeliana e marxiana e la contraddizione della dialettica aristotelica sembra alludere lo stesso Engels quando afferma: “nella dialettica negare non significa dir di no, o dichiarare che una cosa non è sussistente o comunque distruggerla”, e cita la massima spinoziana ‘omnis determinatio est negatio’ per mostrare che la negazione deve essere determinata, aggiungendo: “ogni genere di cose ha una sua maniera peculiare di essere negata in modo che ne risulti uno sviluppo, e la stessa cosa si ha per ogni genere di idee e di concetti” (2). Ulteriori delucidazioni al suo concetto di contraddizione, che confermano l’impressione già riportata, Engels fornisce nella ‘Dialettica della natura’. Quivi egli afferma che la dialettica cosiddetta soggettiva, ossia il pensiero dialettico, non è che il “riflesso” della dialettica cosiddetta obiettiva, cioè del movimento che nella natura si manifesta sempre in opposizione fra termini che contrastano continuamente e infine si risolvono l’uno nell’altro in forme superiori. Come esempi di queste opposizioni egli cita l’attrazione e la repulsione tra poli opposti nel magnetismo, tra cariche opposte nell’elettricità e tra atomi nella chimica; la polarizzazione dell’albume vivente nel mondo organico e il contrasto tra eredità e adattamento nell’evoluzione della specie. Nella natura  – egli afferma – “tutte le differenze si risolvono l’una nell’altra attraverso gradini intermedi, tutti gli opposti passano l’uno nell’altro attraverso termini intermedi” (3)” [Enrico Berti, La contraddizione dopo Marx] [(in) AA. VV., La contraddizione, 1977] [(1) F. Engels, Anti-Dühring, in K. Marx F. Engels, Opere, Roma, 1974, vol. XXV, pp. 128-137; (2) Ibid., p. 136; (3) Engels, Dialettica della natura, ibid., vol. XXV, pp. 496-497]