“I termini «socialismo» e «socialista» sono spesso usati, talora con disinvoltura , talora con un preciso sottofondo di scherno, generando non pochi equivoci. Era avvenuto in Germania, nei primi anni Settanta, quando ad Eisenach fu fondato, esattamente nel 1872, un ‘Verein für Sozialpolitik’, un’associazione per la politica sociale, punto d’incontro di un gruppo di professori universitari di economia, qualificati come esponenti di un ‘Kathedersozialismus’ (39), socialismo della cattedra, mentre le loro istanze riformatrici non andavano oltre la richiesta di un deciso intervento dello Stato in campo economico al solo fine di ridurre l’eccessivo squilibrio fra capitale e lavoro. Lo stesso avviene, con qualificazione che circola in tutta Europa e in lingue diverse, per quanto attiene al socialismo giuridico. Ma quando? Come? E a proposito di chi? Se non andiamo errati, usarono per primi questa definizione – e con scopo dichiaratamente dileggiatorio – Friedrich Engels e Karl Kautsky, fedeli propagatori del nuovo vero marxiano, proprio sul foglio del Partito, la «Neue Zeit», nel 1887, a proposito del processualista austriaco Anton Menger (1841-1906) e parlando di lui come esponente di uno ‘Juristensozialismus’, falso socialismo, di cui si facevano paladini taluni giuristi, i quali, in quanto giuristi, non potevano che distorcere e falsare il messaggio liberatorio proveniente dalle pagine di Marx e dei suoi seguaci (40). Ma si usa tranquillamente in lingua italiana il sintagma ‘socialismo giuridico’ e in lingua francese quello di ‘socialisme juridique’. Vediamo di che si tratta, e vediamo le ragioni dell’ira di Engels e Kautsky. Il saggio di Menger, contro cui se la prendono, già lo conosciamo, ed è scritto in polemica con il primo progetto del BGB (Bürgerliches Gesetzbuch, ndr) totalmente ispirato agli ideali pandettistici di purezza e di astrattezza della scienza giuridica e del futuro Codice. È un saggio che costituisce il tassello di un’opera più articolata e complessa – quella, appunto, di Menger – che può ritenersi modello espressivo dei tanti contributi di cui i cosiddetti gius-socialisti costellano tra fino Ottocento e primi Novecento la letteratura giuridica europea (41). (…) Le proposte vengono dall’interno dell’edificio borghese e si guardano bene dal demolirlo. Sono soltanto proposte modificative, che poggiano sulle strutture dello Stato e del diritto tardo-ottocenteschi e che hanno il dichiarato scopo di salvare e di conservare quelle strutture (…) Si capisce perché a Marx e ai socialisti tutto questo sembri semplicemente un ‘Vulgärsozialismus’, un socialismo involgarito, da strapazzo: innanzi tutto, perché è illusorio tentare un cambiamento puntando soltanto sulla distribuzione senza toccare il modo di produzione; in secondo luogo, perché è altrettanto illusorio operare il trapasso mediante il diritto, che è borghese e resta borghese. È assai lucido un socialista italiano, Claudio Treves, pubblicista e deputato al Parlamento nazionale quando, sulla rivista di partito ‘Critica sociale’, nel 1894 scrive: «Noi attendiamo la riforma del diritto privato da questo rigoglioso movimento dell’organizzazione operaia, che sale augusto e imponente dalle grandi assise internazionali del proletariato … A tutto questo l’opera dei giuristi non puà aggiungere quasi nulla. Il socialismo non può venire che dall’opera degli interessati: però, ripetiamo, il movimento socialisteggiante che ha commosso i cultori del diritto e che ancora a quando a quando si fa sentire, è sterile» (42). Parole più nette, più franche, più troncative non avrebbero potuto essere scritte. Il cosiddetto «socialismo giuridico» appare a Treves come un atteggiamento sentimentale serpeggiante nel salotto buono dei giuristi” (pag 194-197) [Paolo Grossi, ‘L’Europa del diritto ‘, Editori Laterza, Roma Bari, 2007] [(39) È il pubblicista liberale Heinrich Bernhard Oppenheim che conia per la prima volta l’etichetta ‘Kathedersozialismus’, socialismo della cattedra, socialismo cattedratico, in un articolo apparso il 7 dicembre 1871 sulla “Nationalzeitung”; (40) L’articolo di Engels e Kautsky in cui si parla di ‘Juristensozialismus’ è in C. Marx, F. Engels, ‘Werke’, Berlin, 1964, B. XXI, pp. 491 sgg. È, invece, intitolato ‘Socialismo giuridico’ un saggio dell’economista italiano Achille Loria sulla rivista “La scienza del diritto privato” I, 1893. È intitolato ‘Le socialisme juridique’ un saggio di André Mater su “La revue socialiste, XX, 1904; (41) Il saggio di Menger, che abbiamo già ricordato nel paragrafo 22 è: ‘Das Bürgerliche Recht und die besitzlosen Volksklassen. Eine Kritik des Entwurfs eines Bürgerliche Gesetzuchs für das Deutsch Reich’, pubblicato in volume per la prima volta a Tübinghen nel 1890 (trad. it. ‘Il diritto civile e il proletariato’, Torino, 1894; (42) C. Treves, ‘Socialismo e diritto civile’, in “Critica sociale”, 1894]