“Nel lessico dei ‘Quaderni del carcere’ la formula “cesarismo” si trova spesso accostata a quella di “bonapartismo”. Anzi, “bonapartismo” (fin da Quaderno 1) precede l’uso di “cesarismo”, la cui prima occorrenza compare nella nota del Quaderno 4 su ‘L’ elemento militare in politica’. Fino al Quaderno 9 Gramsci adopera ordinariamente l’espressione «cesarismo o bonapartismo», per indicare la sostanziale identità semantica dei due termini. Dal 1932 (nello stesso periodo in cui inizia i quaderni «speciali») il lemma “cesarismo” tende nettamente a prevalere (…)” (pag 97); “La prima occorrenza del lemma “bonapartismo” rinvia a numerosi altri luoghi dei quaderni e richiederebbe un esame completo del giudizio sull’Urss e sulla sua (non lineare) evoluzione. La questione riguarda anzi tutto Trotsky, perché in una nota della miscellanea del Quaderno 4, databile al novembre 1930, Gramsci osservò che «la tendenza di Leone Davidovic [Trockij]» era costituita dalla «”volontà” di dare «supremazia all’industria» e di «accelerare con mezzi coercitivi la disciplina e l’ordine nella produzione, di adeguare i costumi alle necessità del lavoro». E aggiunse che fu necessario «spezzar[e] inesorabilmente» quella posizione, che generava uno «squilibrio tra pratica e teoria» e riproduceva lo stesso pericolo che «si era manifestato già precedentemente, nel 1921», cioè nel momento in cui Lenin aveva inaugurato la Nep e superato le contraddizioni del “comunismo di guerra”. Ma soprattutto osservava che la politica auspicata a Trotsky, se applicata con il rigore che veniva richiesto, «sarebbe sboccata necessariamente in una forma di bonapartismo». (…) Le novità riguardavano, naturalmente, il riferimento a Trotsky e il richiamo alla svolta leniniana del 1921, indicata come esempio e modello di una saggia politica di modernizzazione. È chiaro che, nella mente di Gramsci, c’era un nesso essenziale tra le posizioni dei due grandi nemici dell’età post-leniniana, tra la visione “militare” di Trotsky e l’esito autoritario di Stalin; non solo perché Stalin, in una discorde armonia, riprendeva quei progetti di industrializzazione accelerata, ma perché l’uno aveva spianato la strada all’altro, creando le condizioni nelle quali la soluzione “bonapartista” aveva potuto affermarsi. La lotta contro il trotskismo, che anche Gramsci aveva sostenuto tra il 1924 e il 1926, era del tutto coerente, perciò, con l’avversione per qualsiasi forma di bonapartismo” (pag 101) [Marcello Mustè, ‘Rivoluzioni passive. Il mondo tra le due guerre nei ‘Quaderni del carcere’ di Gramsci’, Viella, Roma, 2022; capitolo ‘Il bonapartismo, Stalin e Trotsky’] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]