“Soltanto nei suoi ultimi scritti Engels giunse a riconoscere che il concetto di sovrastruttura ideologica includeva molte «forme ideologiche» che differiscono in modo ‘significativo’, vale a dire che non sono ugualmente e similmente condizionate dalla base materiale. Il fatto che Marx non trattò questo problema sistematicamente (21) spiega in gran parte l’indeterminatezza iniziale di ‘ciò’ che è compreso nella sovrastruttura e il modo in cui queste diverse sfere «ideologiche» sono in rapporto con i modi di produzione. Nel precisare il termine generico di «ideologia», Engels concede un certo grado di autonomia al diritto. «Appena la nuova divisione del lavoro, che crea gli avvocati professionisti, diventa necessaria, si presenta una sfera nuova e indipendente che, malgrado la sua dipendenza dalla produzione e dal commercio, ha tuttavia una sua capacità di reagire a sua volta su queste aree. In uno Stato moderno, il diritto non deve soltanto corrispondere alla posizione economica generale ed esserne l’espressione ma deve essere anche un’espressione che ha ‘una sua logica interna’ e che non appaia, a causa di intime contraddizioni, incoerenze. E perché questo sia attuato, il riflesso fedele delle condizioni economiche viene sempre più violato. Quanto più spesso questo processo diviene frequente, tanto più raramente succede che un codice di leggi sia l’espressione diretta, rigorosa e inalterata del dominio di una classe: questo in sé violerebbe già «il concetto di giustizia» (22). Se ciò è vero per il diritto, che ha delle strette connessioni con le pressioni economiche, è maggiormente vero per altre sfere della «sovrastruttura ideologica». La filosofia, la religione e la scienza sono particolarmente influenzate dal patrimonio preesistente di conoscenze e credenze e sono solo indirettamente e in ultima analisi influenzate da fattori economici (23). In questi campi non è possibile «derivare» il contenuto e lo sviluppo delle credenze e delle conoscenze semplicemente da un’analisi della situazione storica: «L’evoluzione politica, giuridica, filosofica, religiosa, letteraria, artistica, ecc. si fonda sull’evoluzione economica. Ma tutte reagiscono una sull’altra e sulla base economica. Non è già che la situazione economica sia ‘causa, puramente attiva’, e tutto il resto sia effetto passivo. Ma è un effetto vicendevole sulla base della necessità economica che in ultima istanza prevale» (24). Dire che «in ultima istanza» la base economica si afferma, significa che le sfere ideologiche possiedono un certo grado di sviluppo indipendente. Come infatti osserva Engels: «Quanto più il campo, che noi stiamo esaminando, si allontana dalla sfera economica e si avvicina all’ideologia puramente astratta, tanto più troveremo che nella sua evoluzione mostra delle accidentalità (cioè, deviazioni dal «previsto»), tanto più la sua curva scorre a zig-zag» (25). Infine, vi è una concezione ancora più limitata dello status sociologico delle scienze naturali. In un passo ben noto, Marx distingue espressamente le scienze naturali dalle sfere ideologiche. «Con il cambiamento della base economica si sconvoge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo svolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, ‘che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali’, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo» (26). Così, alle scienze naturale e all’economia politica, che può eguagliare la precisione delle prime, è concesso uno status del tutto distinto da quello dell’ideologia. Il contenuto concettuale delle scienze naturali non è imputato ad una base economica; a questa vengono imputati semplicemente i suoi «scopi» e il suo «materiale». «Ma senza industria e commercio dove sarebbe la scienza della natura? Persino questa scienza «pura» della natura ottiene il suo scopo, così come ottiene il suo materiale, ‘soltanto’ attraverso il commercio e l’industria, attraverso l’attività pratica degli uomini» (27). Con lo stesso ragionamento, Engels afferma che la stessa apparizione della concezione materialistica della storia di Marx fu determinata da «necessità», come è indicato dal sorgere di dottrine analoghe di storici inglesi e francesi del periodo e dalla stessa concezione elaborata indipendentemente da Morgan (28). Egli va ancora oltre sostenendo che la stessa teoria socialista è un «riflesso» proletario del conflitto di classe moderno, così che qui, almeno, proprio il contenuto «del pensiero scientifico» è considerato socialmente determinato (29), senza che per questo la sua validità sia viziata” (pag 839-842) [(21) Questa è probabilmente la base dell’osservazione di Scheler: “Una tesi specifica della concezione economica della storia è la subordinazione delle leggi di sviluppo di ‘tutta’ la conoscenze alle leggi di sviluppo delle ideologie”, ‘Die Wissenformen’, cit, p.21; (22) Engels, lettera a Conrad Schmidt, 27 ottobre 1890, in Marx, ‘Selected Works’, Mosca, Cooperative Publishing Society, 1935, I, p. 385; (23) Ibid., I, p. 386; (24) Engels, lettera a Heinz Starkenburg, 25 gennaio 1894, Ibid., I, p. 392; (25) Ibid., I. 393; cfr. Engels, ‘Feuerbach’, Chicago, C.H, Kerr, 1903, pp. 117 ss. «Per l’arte è noto che determinati suoi periodi di fioritura non stanno assolutamente in rapporto con lo sviluppo generale della società, né quindi con la base materiale, con l’ossatura per così dire della sua organizzazione», (K. Marx, ‘Introduzione alla critica dell’economia politica’, in ‘Per la critica dell’economia politica’, Roma, Editori Riuniti, 1957, p. 196; (26) Marx ‘Per la critica dell’economia politica’, Roma, Editori Riuniti, cit., p. 11; (27) Marx ed Engels, ‘L’ideologia tedesca’, ed. it. cit., p. 41. Vedi anche Engels, ‘Socialism: Utopian and Scientific’, Chicago, C.H. Kerr, 1910, pp. 24-25, in cui si afferma che le necessità di una classe media in sviluppo spiegano la rinascita della scienza. L’affermazione che «soltanto» il commercio e l’industria forniscono le mete è tipica delle definizioni estreme, e non documentate, dei rapporti sociali, definizioni che prevalgono specialmente nei primi scritti marxisti. Termini come «determinazione» non possono essere presi nel loro significato letterale; sono usati caratteristicamente in un senso molto ampio. L”estensione’ reale delle relazioni fra attività intellettuale e fondamenti materiali non fu investigata da Marx od Engels; (28) Engels, in ‘Marx Selected Works’, I, p. 393. L’esistenza di scoperte ed invenzioni parallele ed indipendenti è stato addotta frequentemente come «prova» della determinazione sociale della conoscenza, nel corso del diciannovesimo secolo. Già nel 1828 Macaulay, nel suo saggio sul Dryden, aveva notato a proposito della invenzione del calcolo infinitesimale fatta da Newton e da Leibniz: «La scienza matematica, in verità, aveva raggiunto un tal punto, che se nessuno dei due fosse esistito, il principio sarebbe stato inevitabilmente stabilito da qualche persona entro pochi anni». Egli cita altri esempi. Gli industriali vittoriani condivisero il medesimo punto di vista di Marx ed Engels. Ai nostri stessi giorni, questa tesi, basata sulle duplici invenzioni indipendenti, è stata specialmente sottolineata da Dorothy Thomas, da Ogburn e da Vierkandt; (29) Engels, ‘Socialism: Utopian and Scientific’, cit., p. 97] [Robert K. Merton, ‘Sociologia della conoscenza’ [da ‘Teoria e struttura sociale’, vol. III: Sociologia della conoscenza, cap. XIV, 821-871]