“Il rovesciamento di Hegel. Come caratterizza Engels i tratti generali del materialismo storico e la situazione intellettuale in cui nacque? La risposta nel ‘Feuerbach’ è piuttosto chiara: una combinazione di concezione materialistica del mondo, del contributo di Feuerbach e del metodo dialettico di Hegel, il «lato rivoluzionario» di Hegel. Secondo Engels, il sistema generale di Hegel era in contraddizione col suo stesso metodo. Secondo il metodo dialettico, «tutto ciò che vi è di razionale nelle teste degli uomini è destinato a diventare reale, per quanto possa contraddire alla apparente realtà del giorno» (6). O in breve: «Tutto ciò che esiste è degno di perire» (7). Questo era il lato rivoluzionario della filosofia hegeliana. «Essa poneva termine una volta per sempre al carattere definitivo di tutti i risultati del pensiero e dell’attività umani» (8). Questa è la conclusione implicita che deve essere tratta da Hegel, ma ce Hegel stesso non trasse mai. Giacché dovendo completare il suo sistema nel rispetto della tradizione filosofica, egli la lasciò da parte mediante la teoria della conoscenza assoluta che soffocò dogmaticamente le implicazioni rivoluzionarie del suo metodo dialettico. Questa interpretazione di Hegel era, come giustamente sottolinea Engels, il punto di vista della giovane sinistra hegeliana negli anni trent dell’Ottocento (9). Una volta che Marx ed Engels si furono spostati su posizioni materialistiche ed iniziarono l’elaborazione di una concezione materialistica della storia, cambiò anche il loro atteggiamento verso Hegel. Secondo Engels, il cambiamento si svolse in questo modo: «Non ci si accontentò di mettere Hegel semplicemente in disparte; al contrario ci si ricollegò a quel suo lato rivoluzionario… al metodo dialettico. Ma nella forma che Hegel gli aveva dato, questo metodo era inservibile… Per Hegel … l’evoluzione dialettica che si manifesta nella natura e nella storia, cioè il nesso causale del progresso dall’inferiore al superiore, che si realizza attraverso tutti i movimenti tortuosi e momentanei regressi, è soltanto il riflesso del movimento del concetto in se stesso, movimento che si compie dall’eternità, non si sa dove, ma ad ogni modo indipendentemente da ogni cervello umano pensante. Era questa inversione ideologica che si doveva eliminare. Noi concepimmo di nuovo i concetti del nostro cervello in modo materialistico, come riflessi delle cose reali, invece di concepire le cose reali come riflessi di questo o quel grado del concetto assoluto. …. in questo modo… il lato rivoluzionario della filosofia hegeliana veniva ripreso e in pari tempo liberato dalle pastoie idealistiche, che avevano impedito a Hegel di applicarlo in mdo conseguente» (10)” (pag 214-215) [Gareth Stedman-Jones, ‘Engels e la fine della filosofia classica tedesca’, Comunità, n. 177, febbraio 1977] [ (6) F. Engels, ‘Ludwig Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca’, trad. it. P. Togliatti, Ed. Riun., Roma, 1976, p. 19; (7) Ibidem; (8)’ Ludwig Feuerbach’, p. 20; (9) ‘Ludwig Feuerbach’, p. 25-26; (10) ‘Ludwig Feuerbach’, pp. 57-58]