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“Come vediamo, tutti gli elementi fondamentali della nuova concezione della storia e dell’uomo, la dialettica materialistica e la concezione materialistica della storia, sono ormai dati. Anzi, proprio nei ‘Manoscritti’, nelle ‘Tesi su Feuerbach’ e nell”Ideologia tedesca’ la concezione marx-engelsiana appare più profonda, più universale e coerente. Ritengo proprio che in queste opere del periodo di maturazione, nello sforzo di risolvere i problemi alla cui soluzione aveva atteso e attendeva una pleiade di geniali pensatori, la posizione fondamentale di Marx e Engels sia stata espressa in maniera più duttile, complessa e adeguata alle loro profonde intenzioni di quanto non sia avvenuto più tardi, quando prevalse il proposito di enunciare i risultati in maniera più chiara e divulgativa. Le formulazioni posteriori, concernenti “la base e la sovrastruttura”, l'”elemento ideale come elemento materiale trasferito e tradotto nel cervello dell’uomo”, “la coscienza come riflesso”, ecc., sono ben lontane dall’essere le formulazioni più precise di quel punto di vista che Marx e Engels, e in particolare Marx, scelsero per analizzare l’essenza dell’uomo e della storia. Ma anche nell”Ideologia tedesca’ abbiamo un tentativo di sintesi dell’intera concezione, che conviene qui riportare anche allo scopo di confrontarlo con quello successivo, e assai più noto, contenuto nella prefazione a ‘Per la critica dell’economia politica’ (1859): “Questa concezione della storia si fonda dunque su questi punti: spiegare il processo reale della produzione, e precisamente muovendo dalla produzione materiale della vita immediata, assumere come fondamento di tutta la storia la forma di relazioni che è connessa con quel modo di produzione e che da esso è generata, dunque la società civile nei suoi diversi stadi, e sia rappresentarla nella sua azione come Stato, sia spiegare partendo da essa tutte le varie creazioni teoriche e le forme della coscienza, religione, filosofia, morale, ecc., ecc. e seguire sulla base di queste il processo della sua origine, ciò che consente naturalmente anche di rappresentare la cosa nella sua totalità (e quindi anche la reciproca influenza di questi lati diversi l’uno dall’altro). Essa non deve cercare in ogni periodo una categoria, come la concezione idealistica della storia, ma resta salda costantemente sul ‘terreno’ storico reale, non spiega la prassi partendo dall’idea, ma spiega le formazioni delle idee partendo dalla prassi materiale, e giunge di conseguenza anche al risultato che tutte le forme e prodotti della coscienza possono essere eliminati non mediante la critica intellettuale, risolvendoli nell”autocoscienza” o trasformandoli in “spiriti”,”fantasmi”, spettri”, ecc., ma solo mediante il rovesciamento pratico dei rapporti sociali esistenti, dai quali queste fandonie idealistiche sono derivate; che non la critica, ma la rivoluzione è la forza motrice della storia, anche della storia della religione, della filosofia e di ogni altra teoria. Essa mostra che la storia non finisce col risolversi nell'”autocoscienza” come “spirito dello spirito”, ma che in essa ad ogni grado si trova un risultato materiale, una somma di forze produttive, un rapporto storicamente prodotto con la natura e degli individui fra loro, che ad ogni generazione è stata tramandata dalla precedente una massa di forze produttive, capitali e circostanze, che da una parte può senza dubbio essere modificata dalla nuova generazione, ma che d’altra parte impone ad essa le sue proprie condizioni di vita e le dà uno sviluppo determinato, uno speciale carattere; che dunque le circostanze fanno gli uomini non meno di quanto gli uomini facciano le circostanze. Questa somma di forze produttive, di capitali e di forme di relazioni sociali, che ogni individuo e ogni generazione trova come qualche cosa di dato, è la base reale di ciò che i filosofi si sono rappresentati come “sostanza” ed “essenza dell’uomo”, di ciò che essi hanno divinizzato e combattuto, una base reale che non è minimamente disturbata, nei suoi effetti e nei suoi influssi sull’evoluzione degli uomini, dal fatto che questi filosofi, in quanto “autocoscienza” e “unico”, si ribellano ad essa. Queste condizioni di vita preesistenti in cui le varie generazioni vengono a trovarsi decidono anche se la scossa rivoluzionaria periodicamente ricorrente nella storia sarà o no abbastanza forte per rovesciare la base di tutto ciò che è costituito, e, qualora non vi siano questi elementi materiali per un rivolgimento totale, cioè da una parte le forze produttive esistenti, dall’altra la formazione di una massa rivoluzionaria che agisce rivoluzionariamente non solo contro alcune condizioni singole della società fino allora esistente, ma contro la stessa “produzione della vita” come è stata fino a quel momento, l'”attività totale” su cui questa si fondava, allora è del tutto indifferente, per lo sviluppo pratico, se l”idea’ di questo rivolgimento sia già stata espressa mille volte: come dimostra la storia del comunismo” (Marx-Engels, L’ideologia tedesca, Roma, 1969, pp. 29-31)” [Predrag Vranicki, Storia del marxismo. 1. Da Marx a Lenin, 1973]