“«In questo modo [col lavoro del singolo, N.d.A], l’uomo soddisfa sì i suoi bisogni, ma non con questo determinato oggetto da lui lavorato, bensì quest’oggetto, per soddisfare i suoi bisogni, diviene un altro da quello che è. L’uomo non produce a sé ciò che egli adopera, o non adopera più ciò che ha prodotto per sé; bensì il suo prodotto [es] diviene, invece che la realtà della soddisfazione dei suoi bisogni soltanto la possibilità di questa soddisfazione; il suo lavoro diviene un lavoro formale, astrattamente universale, un lavoro singolo; egli si limita al lavoro per uno dei suoi bisogni, e in scambio di questo, si procura il necessario per gli altri suoi bisogni. Il suo lavoro è per il bisogno – per l’astrazione di un bisogno, non per il suo bisogno determinato; e la soddisfazione della totalità dei suoi bisogni è un lavoro di tutti (58)». Non sono soltanto la specifica attività stessa, il tipo particolare di erogazione della forza-lavoro e l’interna composizione dei bisogni, a determinare il modo di vivere e le rappresentazioni dei singoli; anche la forma oggettiva del prodotto di tale attività ha una parte decisiva nella formazione e nell’esperienza della coscienza. Dal carattere di valore del prodotto del lavoro, che non appartiene più immediatamente al produttore ma che, nella forma di merce mediata dal meccanismo del mercato, determina l’estensione e la specie dei mezzi di sussistenza dei singoli, deriva da quel mondo di cose, indipendenti, rispetto all’uomo, da Hegel definito una «seconda natura» e costituente «il dominio del prodotto sul produttore» (Engels) nel quale si riproduce in forma sociale quella cieca necessità naturale cui l’uomo cerca di sottrarsi con il suo progressivo e reale dominio sulla natura. La vera dipendenza effettiva dell’individuo nasce quindi come «collisione sulla via della necessità incosciente» (59), in cui lavoro ed esistenza del singolo sono incastrati nella accidentalità e nel movimento irrazionale del tutto” (pag 60) [Oskar Negt, ‘Hegel e Comte’, Il Mulino, Bologna, 1975] [(58) Jenenser Realphilosophie, I, trad. it. cit., p. 97; (59) Rechtphilosophie II, trad.it. cit., p. 201]
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- Articolo pubblicato:15 Dicembre 2022