“Sulla socialdemocrazia austrotedesca ci fermiamo. Per quanto riguarda l’atteggiamento internazionalista della vecchia (preleninista) socialdemocrazia russa, esso può essere analizzato meglio nel «punto nevralgico» del socialismo russo: dalla posizione di fronte alla questione ‘ucraina’. Portiamo l’attenzione del lettore su un episodio molto significativo, ma poco conosciuto. Quando nel 1890 Engels scrisse a Ginevra per il «Social-Demokrat» russo il suo studio su ‘La politica estera dello zarismo russo’ (messo all’indice da Stalin), i redattori Vera Zasulic e Plechanov ‘protestarono’ contro un passaggio nel quale Engels considerava gli ucraini e i bielorussi come ‘nazionalità separate, distinte da quella russa’ e annesse a questa con la forza. Disgraziatamente la lettera di protesta dei due redattori non ci è pervenuta, mentre disponiamo della risposta di Engels, che mostra di cosa si trattasse: «Convengo – scrisse Engels – che la spartizione della Polonia (1772, ecc.) ha tutto un altro aspetto da punto di vista russo che dal punto di vista polacco, il quale è diventato quello degli occidentali. Ma, dopo tutto, devo ugualmente dei riguardi ai polacchi. Se i polacchi reclamano dei territori ‘che i russi, in genere, considerano acquisiti da loro per sempre, e russi come nazionalità’, non spetta a me decidere. Tutto quello che posso dire è che, a quanto mi sembra, è compito delle popolazioni in questione ‘decidere da sole la propria sorte’ proprio come gli alsaziani devono scegliere tra la Germania e la Francia» (21). Si arguisce che agli occhi della Zasulic e di Plechanov le regioni ucraine e bielorusse acquisite dallo zarismo nel 1772 erano «acquisite per sempre» e «russe quanto a composizione nazionale». Non è necessario porre in rilievo come, perfino molto tempo dopo (fino alla Grande Guerra), per molti socialisti russi eminenti il riconoscimento di principio del «diritto all’autodeterminazione dei popoli» si sia potuto accordare perfettamente con la negazione ‘di fatto’ della ‘reale esistenza delle particolari nazioni ucraina e bielorussa, o abbia potuto anche andare di pari passo con risentimenti sciovinisti grandi-russi nei confronti di queste nazioni (22). È stata la rivoluzione del 1917 a sviluppare la questione ucraina e quella dei «popoli marginali» russi in tutte le loro implicazioni, determinando un cambiamento decisivo” (pag 258-259) [Roman Rosdolsky, ‘Friedrich Engels e il problema dei popoli “senza storia”. La questione nazionale nella rivoluzione del 1848-49 secondo la visione della “Neue Rheinische Zeitung”‘, Graphos, Genova, 2005] [(21) Engels a Vera Zasulic, 3 aprile 1890, MEO, XLVIII, pp. 395-396; (22) Lev Tichomirov, un tempo rivoluzionario, poi conservatore, ha scritto nelle sue memorie a proposito di Plechanov: «Non posso astenermi dal notare un curioso tratto del suo carattere. Nella sua anima albergava un patriottismo russo irrefrenabile. Non vedeva né riconosceva nella Russia, come in qualsiasi altro paese del mondo, qualcosa di originale, di unico. Vedeva tuttavia nella Russia il grande paese socialista del futuro e non la rinnegò mai. ‘Odiava letteralmente ogni tipo di separatismo’. Considerava l’ucrainofilia con disprezzo e ostilità. (…) (Lev Tichomirov, Vospominanja’, Moskva-Leningrad, 1927, p. 91) (…)]