“L’esperienza delle rivoluzioni, scriveva Lenin, dimostra che «… è particolarmente utile combinare in tempo di rivoluzione l’azione svolta dalle masse fuori del parlamento reazionario e l’opposizione simpatizzante con la rivoluzione (o, meglio ancora, l’opposizione che appoggia direttamente la rivoluzione) in seno a questo parlamento» (3). Lo stesso Lenin ribadiva senza stancarsi l’importanza di primissimo piano dell’azione di massa anche quando il parlamento non è reazionario, e considerava la lotta parlamentare come uno dei mezzi principali, ma complementari, di azione sulle masse. (…) Il problema della partecipazione di rappresentanti dei partiti operai ai governi borghesi è sorto nel movimento operaio internazionale, in termini storici, successivamente al problema della utilizzazione del parlamento. Il Congresso socialista internazionale del 1900, prendendo in esame il famoso caso Millerand, non si risolse, sulla scia del troppo categorico Guesde, a condannare la partecipazione dei socialisti a qualsiasi governo borghese e adottò la risoluzione di Kautsky, quanto mai nebulosa, che ammetteva la partecipazione di un socialista al governo borghese senza le limitazioni e le condizioni indispensabili, fatta eccezione per il consenso ed il controllo del partito. Una condizione chiaramente insufficiente, che fu sfruttata dai «ministerialisti», i quali proclamarono l’avvento di una «nuova era», l’era della «conquista del potere», benché l’esperimento Millerand si fosse concluso con una sconfitta totale. Per la prima volta la soluzione marxista del problema che agitava la socialdemocrazia internazionale fu trovata dai bolscevichi guidati da Lenin, nel 1905. Dalla risoluzione del III congresso del Posdr – ‘Sul governo rivoluzionario provvisorio’- – scaturiva che un socialdemocratico rivoluzionario poteva far parte con esponenti borghesi non di un governo qualunque, ma soltanto di un governo rivoluzionario provvisorio. Inoltre, si riconoscevano come condizioni per la partecipazione la lotta intransigente contro tutte le attività della controrivoluzione, la difesa degli interessi autonomi della classe operaia, il controllo rigoroso del partito sui suoi rappresentanti nel governo, la tutela dell’indipendenza della socialdemocrazia rivoluzionaria, la pressione costante, sul governo provvisorio, da parte del proletariato organizzato e addirittura armato” (pag 1565-1568) [E.Tuominen, ‘Lotta parlamentare e lotta di classe’, ‘Nuova Rivista Internazionale’, Roma, n. 11-12, 1975] [(3) Lenin, ‘Opere’, Roma, Editori Riuniti, 1967, vol. XXXI, p. 51] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]