“Mentre la Russia degli zar restava sempre molto indietro rispetto ai suoi vicini occidentali progredendo molto lentamente solo sotto la loro pressione, la Spagna conosceva periodi molto fiorenti, periodi di superiorità sul resto d’Europa e di dominazione sull’America del Sud. Il potente sviluppo del commercio interno e mondiale ha avuto poco a poco ragione della parcellizzazione feudale e provinciale e del particolarismo delle regioni. La forza e l’importanza crescente della monarchia spagnola erano allora strettamente legate al ruolo centralizzatore del capitale commerciale e alla formazione graduale di una “nazione spagnola”. La scoperta dell’America, che ha inizialmente fortificato e arricchito la Spagna, in seguito le si rivolse contro. Le grandi strade commerciali si allontanarono dalla penisola iberica. L’Olanda arricchita si separò dalla Spagna. Dopo l’Olanda, fu l’Inghilterra che per lungo tempo acquisì una posizione molto superiore in Europa. A partire dalla seconda metà del XVI secolo la Spagna iniziò il suo declino. Dopo la distruzione dell’Invencible armada (1588), questo declino assunse un carattere, per così dire, ufficiale. E’ l’avvento di questo stato di feudalità borghese della Spagna che Marx chiamava “la putrefazione lenta e senza gloria”. Le vecchie e le nuove classi dominanti – la nobiltà fondiaria e il clero cattolico grazie alla monarchia, le classi borghesi grazie ai loro intellettuali – hanno ostinatamente tentato di mantenere le loro vecchie pretese, ma, ahimè!, senza le loro antiche risorse. Nel 1820 le colonie dell’America del Sud si sono definitivamente separate. A partire dalla perdita di Cuba, nel 1898, la Spagna è senza possedimenti coloniali. Le avventure in Marocco non hanno fatto che rovinare il paese e rafforzare il malcontento già profondo del popolo. Il ritardo nello sviluppo economico della Spagna ha inevitabilmente indebolito le tendenze centraliste inerenti il capitalismo. Il declino della vita commerciale e industriale delle città e dei legami economici tra queste ha ridotto la dipendenza reciproca di certe province. Questa è la causa principale che non ha permesso fino a oggi alla Spagna borghese di vincere le tendenze centrifughe delle sue province storiche. La povertà delle risorse naturali e il sentimento di malessere regnante in tutte le parti del paese non potevano che nutrire le tendenze separatiste. Il particolarismo si manifesta in Spagna come una forza specifica, soprattutto in confronto alla sua vicina, la Francia, dove la grande rivoluzione ha affermato definitivamente il dominio della nazione borghese, una e indivisibile, sulle vecchie province feudali. Proprio mentre impediva la formazione di una nuova società borghese, la stagnazione economica decomponeva le antiche classi dominanti. I nobili altezzosi spesso coprivano il loro orgoglio con laceri mantelli. La Chiesa depredava i contadini ma, di tanto in tanto, doveva subire le esazioni della monarchia. Quest’ultima, come ha notato Marx, aveva più tratti in comune con il dispotismo asiatico che con l’assolutismo europeo. Come si può spiegare? Il confronto molto diffuso tra lo zarismo e il dispotismo asiatico appare naturale dal punto di vista geografico, così come da quello storico. In effetti, ciò vale egualmente per la Spagna. La differenza risiede nel fatto che lo zarismo si fondava sulla lentezza estrema dello sviluppo della nobiltà e dei centri urbani primitivi, mentre la monarchia spagnola è sorta in un’epoca di decadenza del paese e di decomposizione delle classi dominanti. Se l’assolutismo europeo deve il suo sviluppo alla lotta che le città, sempre più solide, conducevano contro le vecchie caste privilegiate, la monarchia spagnola, come lo zarismo russo, fondava la sua forza relativa nell’impotenza delle vecchie caste e delle città. Qui sta la somiglianza con il dispotismo asiatico” [Lev Trotsky, La rivoluzione spagnola e i compiti comunisti (1931), in Lev Trotsky, Opere scelte, Volume 8, 2006]