“E’ possibile, in questa spinta verso l’internazionalizzazione, ipotizzare una fase successiva, quella dell’ultraimperialismo kautskiano, cioè di uno sfruttamento collettivo del mondo ad opera del capitale finanziario internazionalmente coalizzato. Tanto Lenin quanto Bucharin combattono come assurda questa ipotesi kautskiana: in regime capitalistico è solo il grado di potenza di ciascun partner che stabilisce il grado di partecipazione allo sfruttamento collettivo del mondo, e il rapporto di potenza varia continuamente, “giacché in regime capitalistico non può darsi sviluppo ‘uniforme’ di tutte le singole imprese, trust, rami d’industria, paesi, ecc.”. Per chi non voglia addentrarsi nei misteri dell’avvenire, ma voglia, come giustamente voleva Lenin, tenersi strettamente sul terreno della realtà per potervi operare politicamente, la risposta è giusta, perché nulla poteva esservi di più assurdo, in mezzo all’infuriare della guerra mondiale, che vagheggiare un futuro ultraimperialismo pacifico, anziché combattere con tutta la forza del proletariato rivoluzionario l’imperialismo bellicistico che aveva scatenato la guerra e mandato al macello il proletariato europeo. (…) Anche Lenin considera che la guerra è lo sbocco inevitabile della fase imperialistica a causa dello sviluppo disuguale dei complessi finanziari e degli stati che rende sempre precari gli equilibri raggiunti e spinge e rende necessarie delle redistribuzioni dei mercati che non sono ottenibili se non mettendo alla prova i reali rapporti di potenza, cioè attraverso la guerra” [Lelio Basso, La teoria dell’imperialismo in Lenin, (in) ‘Annali’ Feltrinelli, 1974, anno 15°, 1973] [V.I. Lenin – Materiali Bibliografici] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:23 Ottobre 2014