“La questione è un’altra: è che la borghesia, quando si esprime (e questo è valido anche quando sia chiamata a fornire semplicemente informazioni, come è il caso dell’Inchiesta), rispecchia una visione del mondo e della società nella quale rapporti di classe appaiono come rapporti fra cose. Salari, forza motrice, combustibile, macchine e merci diventano così “oggetti” neutrali e naturali a cui non è sotteso alcun rapporto sociale. Ma “nella misura invece in cui il processo di produzione è nello stesso tempo ‘processo di valorizzazione’, nel suo svolgersi il capitalista consuma la capacità lavorativa dell’operaio, ovvero si appropria del lavoro vivo, come sangue vitale del capitale. La materia prima, l’oggetto del lavoro in generale, non serve qui che ad assorbire lavoro altrui, e lo strumento di lavoro che da conduttore, da veicolo, per questo ‘processo di assorbimento'”. E’ solo così, “nell’incorporare la forza-lavoro viva alle sue parti componenti oggettive” che “il capitale diventa… un mostro animato, e comincia ad agire come se ‘avesse l’amore in corpo’” (K. Marx, Il Capitale: Libro I, capitolo VI inedito. Risultati del processo di produzione immediato, a cura di B. Maffi, Firenze, 1974, p. 39). E’ necessario perciò esaminare le dichiarazioni degli industriali alla luce dei reali rapporti di produzione – come abbiamo tentato di fare nelle introduzioni ai singoli brani, per quanto ci consentiva lo spazio a disposizione – e ricercare la forte ispirazione di classe che anima le risposte degli imprenditori” [Roberto Romano, Borghesia industriale in ascesa. Gli imprenditori tessili nella Inchiesta industriale del 1870-74, 1977]
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- Articolo pubblicato:28 Dicembre 2012
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