“Dewey fu critico anche verso l’assolutismo in cui cadde, a suo avviso, Lev Trockij nel saggio ‘La loro morale e la nostra’, scritto dal rivoluzionario sovietico il 6 febbraio del 1938 a Coyoacan in Messico, a ridosso della tragedia spagnola e mentre si consumava il dramma delle purghe staliniane. Il testo tentava di essere una risposta a quanti attribuivano al bolscevismo, il suo “amoralismo” la radice genetica dello stalinismo, a cui era necessario opporre l’inviolabilità dei fondamentali principi morali ed etici democratici. All’equazione bolscevismo-stalinismo Trockij rispondeva richiamando l’opera di abolizione di ogni privilegio intrapresa dalla rivoluzione d’Ottobre che aveva dichiarato guerra all’ineguaglianza sociale, sostituito alla burocrazia il governo dei lavoratori per i lavoratori, soppresso la diplomazia segreta e si era sforzata di dare ai rapporti sociali una trasparenza completa. Mentre lo stalinismo aveva restaurato le forme più offensive di privilegio e dell’ineguaglianza; aveva soffocato, per mezzo del dispotismo poliziesco, l’attività spontanea delle masse, fatto dell’amministrazione e del potere un monopolio dell’oligarchia del Cremlino. Lo stalinismo non era per Trockij il frutto dell'”amoralismo” bolscevico, come tutti gli avvenimenti rilevanti della storia andava considerato come il prodotto della lotta sociale concreta, “la più perfida e crudele che ci sia quella di una nuova aristocrazia contro le masse che l’hanno condotta al potere”. In verità, è necessaria una totale indigenza intellettuale e morale – scrive Trockij – per identificare la morale reazionaria e poliziesca dello stalinismo con la morale rivoluzionaria dei bolscevichi. Il partito di Lenin ha cessato di esistere da gran tempo, ormai; le difficoltà interne e l’imperialismo mondiale l’hanno fatto a pezzi. Gli è successa la burocrazia staliniana. La quale è un apparato di trasmissione dell’imperialismo. Nel campo della politica mondiale, la burocrazia ha sostituito la collaborazione fra le classi alla lotta di classe, il socialpatriottismo all’internazionalismo. Al fine di adattare il partito governante alle necessità della reazione, la burocrazia ne ha «rinnovato» il personale con lo sterminio dei rivoluzionari e il reclutamento degli arrivisti (66). Una difesa di fatto debole che non fa i conti con la crescente identificazione di Stato e partito fin dalla guerra civile, con la crescente burocratizzazione e separazione del ceto politico bolscevico dalle masse russe. A quanti, critici dello stalinismo, affermavano la necessità di porre al di sopra delle classi e della lotta di classe la morale, Trockij rispondeva che era come invocare le “verità eterne” della morale, quindi rinunciare all’opera di secolarizzazione svolta dal pensiero umano, allo sforzo fatto per restituire la morale alle sue radici storiche (67). È necessario riconoscere che la morale è un prodotto dello sviluppo sociale, ch’essa non ha niente di invariabile, che serve agli interessi della società, che tali interessi sono contraddittori e che la morale ha più di qualsiasi altra forma di ideologia un carattere classista. Certo – afferma – esistono delle regole elementari di morale elaborate dal progredire dell’intera umanità e che sono necessarie alla vita dell’intera collettività. Ma la loro efficacia è alquanto instabile e ristretta. Le norme “imperative per tutti” sono tanto meno efficaci quando la lotta di classe si fa più aspra. La guerra civile, forma culminante della lotta di classe, abolisce violentemente qualsiasi legame morale fra le classi antagoniste (68). I mezzi – continua – Trockij – vanno scelti in ragione degli obiettivi, vanno giustificati in considerazione dei fini, ma se il “mezzo non può essere giustificato dal fine… anche il fine abbisogna di una giustificazione” e dal “punto di vista del marxismo… è giustificato se porta all’accrescimento del potere dell’uomo sulla natura e all’abolizione del potere dell’uomo sull’uomo”” (pag 63-64) [Vincenzo Orsomarso, ‘Liberalismo radicale e socialismo nella riflessione di John Dewey’, ‘Ricerche pedagogiche’, Roma, n. 215, aprile-giugno 2020] [(66) L. Trotsky, ‘La nostra morale e la loro’, in Id., Letteratura arte libertà, Milano, Schwarz editore, 1958, p. 153; (67) Cfr. Ibidem, p. 138; (68) ibidem, p. 142]  [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]