“Kautsky ha fatto il possibile per trattenere il proletariato tedesco e per impedirgli di iniziare un’azione propria (1). Nella sua discussione con Rosa Luxemburg, Kautsky ha combattuto lo sciopero generale in Germania. Come se la Germania fosse un’eccezione in Europa. In questo periodo e in questo tempo egli ha principalmente richiamato l’attenzione del proletariato sul Parlamento. A suo avviso il Parlamento era di nuovo il vero agone. Come se l’imperialismo potesse essere vinto in Parlamento. In questo periodo, in cui gli operai potevano ancora sperare soltanto qualcosa da se stessi, egli ha detto che la lotta dipende dall’aiuto per parte del ceto medio. Noi si deve prima avere il ceto medio dalla nostra parte. Come se il ceto medio non andasse con l’imperialismo! Per conservare la pace, egli ha consigliato la creazione di una Lega degli Stati europei. Come se gli operai potessero fare qualcosa, per arrivare a tanto, come se l’imperialismo aspettasse, come se una Lega di Stati europei non rinforzasse ancora di più l’imperialismo. Come se nella borghesia esistessero ora forze considerevoli contro la guerra; come se gli operai non fossero soli. Ancora nell’ottobre 1911 Kautsky scoraggiava nella ‘Neue Zeit’ la massa degli organizzati, dicendo non doversi fidare della massa dei disorganizzati. Come se la massa dei disorganizzati non scendesse in lotta per mezzo della lotta soltanto. (…)” (pag 89) [Hermann Gorter, L’Imperialismo, la Guerra Mondiale e la Socialdemocrazia, Società Editrice Avanti!, Milano, 1920] [(1) Si è tentata una piccola rincorsa contro il diritto elettorale prussiano. Ma questo movimento fu ben presto soffocato. Intorno a questo e ad altri punti vedi nella ‘Neue Zeit’ le discussioni fra Rosa Luxemburg, Pannekoek, Mehring e altri dall’una parte, e Kautsky dall’altra. Noi diamo qua soltanto il senso generale dell’articolo di Kautsky]; “Kautsky fu un’ottima guida, e questi radicali furono ottime guide e ottimi condottieri, fino a che le condizioni del capitalismo rimasero, in generale, quelle erano ai tempi di Marx e di Engels; fino a che si trattava di combattere nazionalmente per la fondazione e il rinvigorimento dei partiti nazionali in ogni paese; fino a che si doveva combattere nei modi tradizionali, al parlamento e nei sindacati. Essi furono buone guide su quella prima semplice via relativamente ancora facile, furono soprattutto ottimi schiaritori di questa via, illuminarono ottimamente il proletariato intorno alle cause che dovevano spingerlo a questa prima, semplice azione: i movimenti del capitale, i partiti, i padroni, i Governi, i rapporti di classe in questa epoca del capitalismo. Ma la lotta si sviluppa. Il capitale assume forme, che Marx ha in parte preveduto, ma non vedute. Viene il trust; l’alta Banca diventa condottiera di tutta quanta l’economia mondiale; viene l’imperialismo. L’abbondanza e la concentrazione del capitale fa sì che tutti gli Stati, in una unica azione, nella conquista del mondo, scendano contemporaneamente in campo contro tutto il proletariato del mondo; l’imperialismo comincia la serie delle sue guerre; diventa necessario un altro modo d’agire, che non sia quello dell’azione parlamentare per mezzo di rappresentanti o dei sindacati per mezzo di una parte del proletariato e dei suoi capi; la massa, la massa nazionale e la massa internazionale del mondo deve comparire sulla scena; essa sola può superare le enormi nuove potenze di trust e di capitale mondiale; allora indietreggiano spaventanti Kautsky e Bebel e Guesde e Hyndman, e con essi molti altri e no sanno che fare. Meglio è non far nulla e lasciare che l’evoluzione economica e l’evoluzione del capitalismo, delle cose, degli utensili, delle forze produttive, del capitale vada come vuol andare… Meglio è – giacché nella lotta non resistere significa collaborare – meglio è marciare con gli imperialisti, con la guerra” (pag 111) [Hermann Gorter; ‘L’Imperialismo, la Guerra Mondiale e la Socialdemocrazia’, Società editrice Avanti!, Milano, 1920]