“L’analisi dello stato operaio in transizione è stata sempre condotta da Trockij, come da Lenin, dal punto di vista della rivoluzione mondiale. Ne consegue, sia per l’uno come per l’altro, l’impossibilità di costruire il socialismo in un solo paese e la necessità di dare l’avvio a questa costruzione ovunque la rivoluzione proletaria abbia trionfato. (…) (pag 865). “Il 1925 segna una svolta decisiva nella storia dell’URSS, poiché la necessità di rinnovare le scorte di beni e mezzi di produzione impedisce alla direzione di perseguire la sua politica precedente di gestione improvvisata e a breve scadenza. Se una tal pratica aveva potuto reggersi, per le virtù proprie di un sistema di proprietà statale, e sviluppare le forze produttive nel senso di una maggior socializzazione (70), d’ora in poi essa non è più attuale, e la direzione deve optare per una politica economica attiva (71). Bucharin (72) e Stalin, reggendo lo stato così com’è e sulla base delle forze sociali esistenti, si orientano verso coloro a cui la Nep ha permesso di sviluppare le forze produttive e di trarne profitto, cioè la piccola borghesia dei ‘kulak’, degli uomini della Nep e dei commercianti privati. Ne risulta una tendenza alla restaurazione, non solo delle categorie mercantili, ma anche del capitalismo, pagata politicamente nel 1925 con l’abrogazione, subito messa in causa dall’opposizione, del divieto che impediva alla piccola borghesia di votare ai soviet. Questa evoluzione non tarda a provocare, da una parte una degradazione delle condizioni di vita della classe operaia, d’altra parte una differenziazione economica nelle campagne a detrimento dei contadini poveri. È dunque minacciata la base politica ed economica dello stato operaio. Se Trockij oppone a questo pericolo l’arma dell’industrializzazione, lo fa in nome della classe operaia e della sua alleanza con i contadini poveri, e non per consolidare la burocrazia e il suo apparato. Di qui nasce, alla fine del 1928, il suo rifiuto, che Preobrazenskij non comprenderà, della politica anti-‘kulak’ di Stalin, che formalmente riprende la parola d’ordine dell’industrializzazione. La chiave della concezione dell’industrializzazione che Trockij condivide con Rakovskij (73), si trova nella loro opposizione alle tesi del socialismo in un solo paese, che Stalin e Bucharin sostengono, sia pure con modalità diverse. Trockij reinserisce nella sua nuova concezione del rapporto fra le classi lo schema dell’industralizzazione, ma questo non mira più tanto a permettere uno sviluppo relativo del settore statale dell’economia, quanto a proteggere lo stato operaio contro il rafforzamento della piccola borghesia. L’industrializzazione costituisce la base materiale del potere della classe operaia” (pag 878-879) [(70) Lev Trockij, ‘Vers le capitalisme ou vers le socialismeé, cit.; (71) Questo è il senso dell’ Amendement de Trockij à une résolution de Rykov (12 aprile 1926), in ‘Bulletin communiste’, 10 novembre 1927; (72) Jean-Luc Dallemagne, ‘Présentation’, in ‘Boukharine: la construction du socialisme dans un seul pays’, 10/18 (che sarà pubblicato verso la fine del 1974) (a); (73) Christian Georgevic Rakoskij, ‘Problèmes de l’économie de l’Urss (27 luglio – 7 agosto 1930), in ‘La lutte des classes’, 15 maggio 1932] [(a) Le socialisme dans un seul pays / par Boukharine; presente par Jean Dallemagne, 1 janvier 1974; editions 10/18] [(in) ‘Storia del marxismo contemporaneo, Annali 1973, Feltrinelli, Milano, 1974’, saggio di Jean-Luc Dallemagne ‘L’industrializzazione nell’analisi di Trotsky’, traduzione di Enrica Bertoni] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:29 Aprile 2021