“Ricordiamoci le osservazioni di Engels (1874) sull’importanza della teoria nel movimento socialdemocratico. Secondo Engels, esistono ‘non due’ forme della grande lotta socialdemocratica (politica ed economica) – come si pensa abitualmente tra noi -, ‘ma tre, ponendosi accanto a queste anche la lotta teorica’. La raccomandazione che egli fa al movimento operaio tedesco, già rafforzatosi praticamente e politicamente, è talmente istruttiva, da punto di vista delle questioni e discussioni attuali, che il lettore ci scuserà se riportiamo il lungo brano seguente della prefazione all’opuscolo ‘Der deutsche Bauernkrieg’ che è diventato da molto tempo una rarità bibliografica eccezionale: “Gli operai tedeschi hanno due vantaggi essenziali sugli operai del resto dell’Europa. In primo luogo essi appartengono al popolo dell’Europa più portato alla teoria ed hanno conservato il senso teorico, che i cosiddetti “uomini colti” della Germania hanno totalmente perduto. Senza il precedente della filosofia tedesca e precisamente della filosofia di Hegel, il socialismo scientifico tedesco – l’unico socialismo scientifico che sia mai esistito – non sarebbe mai nato. (…) Il secondo vantaggio è costituito dal fatto che i tedeschi sono arrivati quasi ultimi nel movimento operaio dell’epoca. Come il socialismo tedesco non dimenticherà mai che esso, diremo, poggia sulle spalle di Saint-Simon, Fourier e Owen, tre uomini che, con tutta la loro fantasticheria e tutto il loro utopismo, sono tra le teste più fini di tutti i tempi e hanno anticipato infinite cose che noi oggi dimostriamo scientificamente, così il movimento operaio pratico tedesco non può mai dimenticare che esso si è sviluppato sulle spalle dei movimenti inglese e francese, e può con tutta semplicità trarre profitto dalle loro esperienze acquistate a così caro prezzo ed evitare oggi i loro errori che erano allora inevitabili. Senza il gigantesco impulso dato specialmente dalla Comune di Parigi, dallo sviluppo precedente delle trade-unions inglesi e dalle lotte politiche degli operai francesi, a che punto saremmo noi ora? (…)”. (…)”.[V.I. Lenin, Che fare?, 1970]