“Più equanime è certamente S. Timpanaro quando, accennando alla “divisione del lavoro” tra i due fondatori del socialismo scientifico, osserva: “Toccò ad Engels, in un certo senso, la parte più ingrata, perché egli dovette – come più tardi Lenin in ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ – occuparsi di argomenti in cui non era specialista, e, dopo la morte di Marx, poté farlo solo nei ritagli di tempo lasciatigli dall’immane lavoro di riordinamento e pubblicazione del ‘Capitale’ e dai compiti politici e organizzativi sempre più vasti” (34). L’osservazione trova riscontro, in effetti, nelle lettere dello stesso Engels a Laura Marx, non solo in quella del 17 dicembre 1894, nella quale si fa cenno al sovraccarico di lavoro che su di lui pesava, specie a causa del riordinamento delle parti incompiute del ‘Capitale’ (35), ma soprattutto in quella del 13 giugno 1891, nella quale, riferendosi alla quarte edizione de ‘L’origine della famiglia’, licenziata in quei giorni, Engels scrive di aver dovuto “leggere tutta la letteratura relativa all’argomento” (cosa che, “entre nous”, confessa di non aver fatto quando scrisse il libro, dato alle stampe per la prima volta nel 1884). Ho constatato nondimeno, egli aggiunge, di avere “indovinato con sufficiente esattezza il contenuto di tutti i libri che non avevo letto; ho avuto più fortuna di quanta ne meritassi” (36). Quanto alle fonti, ben più serie di quelle che Kelsen ricerca nel giusnaturalismo, possiamo considerare quelle che scaturiscono dalle concezioni darwinistiche; particolarmente in questa opera, esse conferiscono alla concezione engelsiana della dialettica una dimensione più integrale, dalla quale non potrebbe in nessun caso essere esclusa la natura, intesa come “processo di adattamento biologico” (37). Resta, in ogni caso, dunque, l’attualità de ‘L’origine della famiglia’, proprio alla luce delle più recenti e più avanzate teorizzazioni etnologiche che oggi conducono un ricercatore come Lévi-Strauss a porsi esplicitamente il problema ‘filosofico’ di una dialettica tra natura e cultura, tra natura e società (36)” [Giuseppe Prestipino, L'”antropologia” di Engels e la tematica filosofica dei ‘Grundrisse’] [(in) Critica marxista, anno 8, n° 5 settembre-ottobre 1970] [‘(34) S. Timpanaro, “Engels, materialismo, “libero arbitrio”, (in) Quaderni piacentini, n° 39 nov. 1969, p. 92; (35) F. Engels, Paul e Laura Lafargue, Correspondance, v. III, 1891-1895, Editions Sociales, 1959, p. 376; (36) Ivi, p. 63; (37) Cfr. N. Badaloni, Scienza e filosofia in Engels e Lenin’, (in) ‘Lenin teorico e dirigente rivoluzionario’, cit.. Sull’influenza che Engels, da un lato e il darwinismo, dall’altro, esercitarono sul marxismo teorico della Seconda Internazionale, cfr. E. Ragionieri, Il marxismo e l’Internazionale, Studi di storia del marxismo, Roma, Editori Riuniti, 1968 e S. Morawski, ‘Le riflessioni estetiche di Karl Kautsky’, in ‘Rivista di estetica, n. 3, 1968’]