“Friedrich Engels dedicò, negli ultimi anni di vita, molta parte del suo tempo di studioso, di politico e di erede spirituale di Marx, a combattere coloro che, nel campo del socialismo o ai margini del movimento, intervenivano con valutazioni deformanti a interpretare il lascito ideale del compagno defunto: fra costoro può essere annoverato senza dubbio Achille Loria (1857-1943), l’«illustre» Loria, che lo costrinse a leggere «tutta una letteratura», a «seguirla», a «rispondere» a scritti polemici, a lettere, com’egli stesso riferiva a Georgi Plechanov, mettendo con ciò in luce l’importanza della questione, il peso ch’essa ebbe per lui (1). A partire dai mesi immediatamente successivi alla morte di Marx e, in seguito, in particolare negli anni ’90, Engels si applicò con vigore a ribattere, una per una, le tesi di Loria, a incalzarlo con scritti polemici, a denunciarlo come plagiatore delle dottrine dell’amico scomparso ai conoscenti e ai membri dei diversi partiti socialisti europei, a chiarirne le affermazioni economiche e a considerarne l’incapacità politica: per questo si basò soprattutto sui documenti fornitigli dall’Italia da Antonio Labriola, il quale riteneva che Loria compendiasse in sé tutti i peggiori difetti di certo socialismo italiano, positivista e scientista nella forma e del tutto privo di contenuto” (pag 533) [Gian Mario Bravo, ‘Engels e Loria: relazioni e polemiche’, Estratto da ‘Studi storici’, Roma, n. 3, luglio-settembre 1970] [(1) Lettera di Engels a Plechanov, 26 febbraio 1895, in Marx-Engels, Werke, Berlin, 1968, vol. XXXIX, p. 417] Quest’articolo di Bravo è la redazione italiana della comunicazione tenuta a Wuppertal nel corso della Engels Konferenz (25-29 maggio 1970) in occasione del 150° anniversario della nascita di Friedrich Engels]