“Quanto questo problema [la questione polacca e la borghesia tedesca, ndr] interessasse da vicino la ‘Neue Rheinische Zeitung’ [giornale di cui Marx era redattore capo, ed Engels, Dronke, Weerth e i due Wolff membri del comitato di redazione, ndr] lo dimostra il modo esauriente in cui in otto o nove articoli, alcuni dei quali molto lunghi, essa commentò i dibattiti di Francoforte, in modo assolutamente opposto alla sprezzante brevità con cui di solito si sbrigava delle chiacchiere parlamentari. E’ il lavoro più esteso che sia apparso in generale sulle sue colonne. Per quanto il contenuto e lo stile consentono una supposizione, esso è stato scritto insieme da Marx e da Engels; comunque, Engels vi ha contribuito notevolmente; esso porta tracce notevoli del suo stile. Quello che anzitutto colpisce in esso, e che in realtà costituisce il suo merito maggiore, è la refrigerante franchezza con cui esso scopriva il vano gioco che si faceva sulla Polonia. Ma l’indignazione morale di cui Marx ed Engels erano capaci – molto più capaci di quanto potesse anche soltanto supporre il filisteo dabbene – non aveva nulla a che fare con la compassione sentimentale che per esempio Robert Blum a Francoforte aveva dedicato alla Polonia angariata: «la più triviale retorica da politicanti, anche se, e lo concediamo volentieri, retorica in grande e per un nobile compito», ecco quanto si sentì dire il celebrato oratore della sinistra, e non senza ragione. Egli non capì che il tradimento verso la Polonia era insieme il tradimento della rivoluzione tedesca, la quale perdeva così l’arma indispensabile contro il mortale nemico zarista. Come «trivialissima retorica» Marx ed Engels consideravano anche «la fratellanza universale dei popoli» che, senza riguardo alla posizione storica, al grado di sviluppo sociale dei popoli pretendeva pari pari di affratellare tutti a vanvera: «giustizia», «umanità», «libertà», «uguaglianza», «fraternità», «indipendenza» erano per essi parole più o meno morali che suonavano molto bene, ma che non dimostravano assolutamente nulla in questioni storiche e politiche. Questa «moderna mitologia» è sempre stata per loro motivo d’orrore. E tanto più in quelle giornate roventi della rivoluzione per loro valeva soltanto la parola d’ordine: pro o contro? Così gli articoli della ‘Neue Rheinische Zeitung’ sulla Polonia erano animati da una passione schiettamente rivoluzionaria, che li innalzava molto al di sopra dei discorsi filo-polacchi della democrazia corrente. Ancor oggi essi valgono come un’eloquente testimonianza di un penetrante acume politico” [Franz Mehring, Vita di Marx, Editori Riuniti, Roma, 1976] (pag 161-162)