“«Il commercio nell’economia borghese – prosegue Marx in ‘Ideologia tedesca’ – domina, con la domanda e l’offerta, il mondo intero distribuendo, simile al fato antico, felicità e infelicità; mentre invece «con la soppressione della base, della proprietà privata, col regolamento comunista della produzione e l’annullamento, ch’esso implica, dell”esteriorità’ che gli uomini incontrano nel loro proprio prodotto, la potenza del rapporto della offerta e della domanda si riduce a zero e gli uomini diventano padroni dello scambio, della produzione, del modo delle loro relazioni reciproche». (…) «La dipendenza ‘universale’ – dice Marx sempre in ‘Ideologia’ – questa forma ‘naturale’ della collaborazione ‘universale’ degli individui, è trasformata, dalla rivoluzione comunista, in ‘controllo’ e dominio ‘cosciente’ esercitato su quelle potenze che, prodotte dall’influenza reciproca degli uomini gli uni sugli altri, si son loro fino ad oggi imposte e li hanno dominati come potenze assolutamente estranee… In tutte le rivoluzioni passate il modo di attività [economica] è rimasto costantemente intatto e non si è trattato che di un’altra distribuzione di tale attività e di una nuova ‘divisione’ del lavoro fra altre persone, mentre la rivoluzione comunista è diretta contro il modo di attività esistito fino ad oggi e sopprime il ‘lavoro’ [dell’«economia politica», la ‘divisione’ del lavoro] e il dominio delle ‘classi’ sopprimendo le classi stesse, giacché essa è eseguita dalla classe che non è più, nella società, considerata come una classe… ed è già l’espressione della dissoluzione di tutte le classi»” (pag 258-259) [Galvano Della Volpe, ‘Umanesimo positivo e emancipazione marxista’, Sugar editore, Milano; 1964]
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- Articolo pubblicato:14 Novembre 2020