“Il 27, 28, 29 luglio si combatte e si erigono barricate. Il 30 appare un proclama di Thiers che promette una costituzione che esprima i diritti del popolo francese. «L’iniziativa della resistenza è stata presa dalla borghesia, ma è il popolo che ha vinto. Provocato i padroni, l’intervento degli operai ha dato alla rivoluzione uno slancio irresistibile, (…) gli operai aspettano la ricompensa dovuta loro». Così Dolleans descrive l’impeto di quelle giornate (65). Non ci sarà ricompensa, la vittoria è del popolo, ma viene abilmente sfruttata dalla borghesia o meglio da una parte di essa, come stigmatizza con durezza Marx: «Dopo la rivoluzione di luglio il banchiere liberale Laffitte, accompagnando il suo compare, il Duca d’Orléans, in trionfo all’Hotel de Ville, lasciava cadere queste parole: “D’ora innanzi regneranno i banchieri”. Laffitte aveva tradito il segreto della rivoluzione» (66)” (pag 15) [(65) Edouard Dolleans, ‘Histoire du mouvement ouvrier, 1830-1871’, Paris, 1936; trad. it., Firenze, 1968, pp. 30-31; (66) Karl Marx, ‘Die Klassenkampfe in Frankreich, 1848-1850’, Berlin, 1895, trad. it., Roma, 1962, p. 90, il corsivo è del testo] [Roberto Tumminelli, ‘Etienne Cabet. Critica della società e alternativa di Icaria’, Casa ed. Dott. A. Giuffrè, Milano, 1981]
“La forma del romanzo, nell’esposizione di un ideale sistema politico, viene scelta dal digionese per raggiungere più facilmente il pubblico popolare cui intende rivolgersi, pur senza rinunciare al valore scientifico dei contenuti, dato che, come egli stesso spiega nella prefazione, «sotto la forma del romanzo, il ‘Voyage en Icarie’, è un vero trattato di morale, di immense ricerche e costanti meditazioni» (2). Sarà Marx a spiegare che «i sistemi stessi, quasi tutti sono apparsi agli inizi del movimento comunista, e servivano allora alla propaganda, come romanzi popolari, che corrispondevano perfettamente alla coscienza non ancora sviluppata del proletariato che giusto allora si metteva in movimento» (3). Cabet comincia a scrivere il suo romanzo verso la metà del 1836 e molto probabilmente lo termina entro la fine del 1837 o, al massimo, all’inizio del 1838, visto che Lamennais e D’Argenson gli fanno avere il loro parere sull’opera, che hanno letto in anteprima rispettivamente il 29 aprile e il 19 maggio del 1938 (4). È facile immaginare che Cabet ne avrebbe inviato volentieri una copia anche al vecchio Buonarroti, se questi non si fosse già spento nel settembre del 1837, prima della stesura definitiva del ‘Voyage en Icarie'” (pag 61-62) [Roberto Tumminelli, ‘Etienne Cabet. Critica della società e alternativa di Icaria’, Casa ed. Dott. A. Giuffrè, Milano, 1981] [(2) Cabet,, ‘Voyage’, p. VI; (3) Marx-Engels, ‘Die Deutsche Ideologie’, Berlin, 1932, trad. it., Roma, 1958, pp. 454-455; (4) Lamennais a Cabet, Paris, 29 aprile 1838; D’Argenson a Cabet, Lagrange, 19 maggio 1838, IISG]