“(…) In sostanza la polemica col leninismo mai venne meno nel primo dopoguerra in virtù del fatto che il capo rivoluzionario non aveva cessato di distinguere, come s’è già accennato (cfr. nota 121 riportata in calce, ndr), tra i compiti puramente tecnici, organizzativi, amministrativi, e di “pace civile” che la cooperazione perseguiva in una società capitalistica e il nuovo volto che essa assumeva ‘dopo’ la conquista del potere politico da parte della classe operaia. Nonostante i continui riferimenti ad essa nel corso della sua opera (a questo proposito torna sempre utile la citata silloge, Lenin ‘Sulla cooperazione’, Roma, 1949), va notato infatti che egli s’apprestò a uno studio organico su di essa, soltanto ‘dopo’ la Rivoluzione d’Ottobre, allorché “grazie alla NEP (…) la cooperazione acquista(va) un’importanza del tutto eccezionale”. Fin dal dicembre 1922 egli infatti cominciò a raccogliere dati sulla Lega delle cooperative russe (‘Centrosojuz’) che successivamente elaborerà nel gennaio 1923 e invierà come base di discussione al XIII Congresso dei soviet. “Spiego il mio pensiero”, chiarì Lenin. “In che cosa consiste l’irrealtà dei piani dei vecchi cooperatori, a partire da Roberto Owen? Nell’aver sognato la trasformazione pacifica della società contemporanea mediante il socialismo, senza tener conto di una questione cardinale, come quella della lotta di classe, della conquista del potere politico da parte della classe operaia, dell’abbattimento del dominio della classe sfruttatrice. E perciò abbiamo ragione nel considerare questo socialismo ‘cooperativo’ come del tutto fantastico, romantico e persino ingenuo nel suo sogno di trasformare mediante la semplice organizzazione cooperativa della popolazione i nemici di classe in collaboratori di classe e lotta di classe in pace di classe (cosiddetta pace civile)” (Cfr. V.I. Lenin, ‘Sulla cooperazione’, cit., p. 112. Il piano ‘Sulla cooperazione’ è ora riportato in V.I. Lenin, ‘Lettera al congresso e ultimi scritti’, a cura di G. Garritano, Roma, 1974, pp. 85-106)” [Nota 389, pag 91]; “‘La questione delle cooperative al Congresso di Copenaghen’, in ‘La Cooperazione italiana’, 10 settembre 1910. Per una analisi dettagliata delle varie posizioni emerse al Congresso, cfr. Lenin, ‘La questione delle cooperative al Congresso internazionale Socialista di Copenaghen’, in ‘Sozial-Demokrat’, 25 settembre 1910, ora in ‘Opere complete’, cit., vol. XIV, pp. 357-363. L’autore ricordava di aver proposto in commissione di sostituire le parole ‘[le cooperative] aiutano gli operai a preparare la democratizzazione e la socializzazione della produzione e dello scambio’, con le parole: ‘[le cooperative] aiutano in certa misura a preparare il funzionamento della produzione e dello scambio dopo l’espropriazione della classe dei capitalisti’. “Il senso di questo emendamento”, spiegò Lenin, “consisteva in questo: che le cooperative, adesso, ‘non’ possono aiutare gli operai, e che il funzionamento della produzione e dello scambio futuri, ‘preparato’ fin d’ora dalle cooperative, potrà avere luogo ‘solo dopo’ l’espropriazione dei capitalisti’ (Cfr. anche Lenin ‘Sulle cooperative’, Roma, 1949, p: 39” [Nota 121, pag 49] [Fabio Fabbri, ‘Per una storia del movimento cooperativo in Italia’, (in) Fabio Fabbri, a cura, ‘Il movimento cooperativo nella storia d’Italia, 1854-1975’, Feltrinelli, Milano, 1979] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:1 Ottobre 2020