“La Comune di Parigi è stata una dittatura del proletariato, ma essa è stata eletta a suffragio ‘universale’, cioè senza che la borghesia venisse privata dei suoi diritti elettorali, cioè «democraticamente». E Kautsky esclama in tono di trionfo: «…Per Marx [o secondo Marx] la dittatura del proletariato era uno stato di fatto che scaturisce di necessità dalla democrazia pura, se il proletariato costituisce la maggioranza (‘bei überwiegendem Proletariat’, p. 21)». Quest’argomento di Kautsky è così spassoso che si prova davvero un ‘embarras des richesses’ (un imbarazzo nella scelta… delle obiezioni). (…). Mi permetto inoltre di ricordare rispettosamente al signor Kautsky, che conosce a memoria gli scritti di Marx e di Engels, il seguente giudizio formulato da Engels sulla Comune dal punto di vista della … «democrazia pura»: «Non hanno mai veduto una rivoluzione questi signori [gli antiautoritari]? Una rivoluzione è certamente la cosa più autoritaria che vi sia; è l’altro per il quale una parte della popolazione impone la sua volontà all’altra parte per della popolazione impone la sua volontà all’altra parte per mezzo di fucili, baionette e cannoni, mezzi autoritari, se ce ne sono; e il partito vittorioso, se non vuole aver combattuto invano, deve continuare questo dominio col terrore che le sue armi ispirano ai reazionari. La Comune di Parigi sarebbe durata un sol giorno, se non si fosse servita di questa autorità di popolo armato, in faccia ai borghesi? Non si può al contrario rimproverarle di non essersene servita abbastanza largamente?» (1). Eccovi la «democrazia pura»! Ah, come Engels avrebbe deriso quel volgare filisteo, quel «socialdemocratico» (nel senso francese degli anni quaranta o nel senso europeo degli anni 1914-1918), al quale fosse venuto in mente di parlare in generale di «democrazia pura» in una società, al quale fosse venuto in mente di parlare in generale di «democrazia pura» in una società divisa in classi! Ma può bastare. È impossibile enumerare tutte le assurdità che Kautsky si lascia sfuggire, perché ogni sua frase è un abisso senza fondo di abiura. Marx ed Engels hanno dato un’analisi oltremodo minuziosa della Comune di Parigi, dimostrato che il suo merito è consistito nel tentativo di ‘spezzare’, di ‘distruggere’ la «macchina statale già pronta» (2). Ed essi consideravano così importante questa conclusione che nel 1872 hanno apportato ‘soltanto’ questo emendamento al programma (parzialmente) «invecchiato» del ‘Manifesto comunista’ (3). Marx e Engels hanno dimostrato che la Comune aveva distrutto l’esercito e la burocrazia, aveva distrutto il ‘parlamentarismo’, aveva soppresso l’«escrescenza parassitaria, lo Stato», ecc., mentre il saggissimo Kautsky, copertosi la testa col berretto da notte, ripete favole sulla «democrazia pura», ripete le cose già dette mille volte dei professori liberali. Non per caso Rosa Luxemburg diceva il 4 agosto 1914 che la socialdemocrazia tedesca è ormai un ‘fetido cadavere'” (pag 156-157) [(1) Marx-Engels, ‘Contro l’anarchismo’, pp. 47-48; (2) Marx-Engels, ‘Opere scelte’, pp. 95 sgg., 1159 sgg.; (3) Marx-Engels, ‘Manifesto del partito comunista’, p. 33] [testo tratto dall’opuscolo di Lenin: ‘La rivoluzione proletaria e il rinnegato Katusky’, Ed. Riun., 1969] [V.I. Lenin, ‘La Comune di Parigi’, Editori Riuniti, Roma, 1971] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]