“«Ma, per cotal predominio del quarto stato, – scriveva Lassalle nel ‘Programma operaio’, – si riscontra subito la immensa diversità che questa classe sociale è l’ultima, l’estrema, è la classe diseredata dell’umanità; la quale non impone e non può imporre ‘alcuna’ condizione esclusiva né di natura giuridica, né di natura materiale, né di nobiltà, né proprietà fondiaria, né proprietà capitalistica, e darle forma di nuovo ‘privilegio’ e compenetrarne le sociali istituzioni – la sua libertà è la libertà umana, il suo potere, il potere di tutti» (1). Anche in Marx leggiamo: «Una classe oppressa è la condizione vitale di ogni società fondata sull’antagonismo delle classi. L’affrancamento della classe oppressa implica dunque la necessità di creazione di una società nuova… Ciò vuol dire forse che dopo la caduta dell’antica società ci sarà una nuova dominazione di classe, riassumentesi in un nuovo potere politico? No. La ‘condizione’ dell’affrancamento della classe lavoratrice è l’abolizione di tutte le classi’… La classe lavoratrice sostituirà, nel corso del suo sviluppo, all’antica società civile ‘una associazione’ che escluderà le classi e il loro antagonismo, e non vi sarà più potere politico propriamente detto, poiché il potere politico è precisamente il riassunto ufficiale dell’antagonismo della società civile (2). Il mondo nel quale il socialismo sarà vittorioso non può essere che quello in cui è fondato e assicurato l’interesse assoluto di tutti, dove secondo la celebre espressione del ‘Manifesto’, «il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti». Ed è proprio il movimento operaio socialista del nostro tempo, che, sebbene movimento di classe, rivendica il merito di essere il primo a superare nella nostra azione storica ogni carattere che sia puramente di classe. Tale pretesa non deriva da un particolare merito morale dei suoi seguaci, sebbene certo niente più del socialismo possa elevare moralmente l’operaio. È piuttosto la peculiarità già descritta di questo movimento di classe, quale può scaturire solo da un determinato stadio di sviluppo storico ed economico, già oggi esistente, che rende realizzabile e urgente la attuazione della organizzazione sociale di un interesse comune che ci garantisce la esistenza. Infatti, ciò che Friedrich Engels poteva scrivere nell”Antidühring’ già una generazione fa, è diventato nel frattempo più chiaro: «La possibilità di assicurare, per mezzo della produzione sociale, a tutti i membri della collettività una esistenza che non solo sia completamente sufficiente dal punto di vista materiale e diventi ogni giorno più ricca, ma che garantisca loro lo sviluppo e l’esercizio completamente liberi delle loro facoltà fisiche e spirituali; questa possibilità esiste ora per la prima volta, ma ‘esiste’» (3)” (pag 192-193) [(1) F. Lassalle, ‘Programma operaio’, Mongini, Roma, 1909, p. 25; (2) K. Marx, ‘Miseria della filosofia’, Editori Riuniti, Roma, 1969, p. 146; (3) F. Engels, ‘Antidühring’, Edizioni Rinascita, Roma, 1955, p. 307]
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- Articolo pubblicato:28 Agosto 2020