“Per quel che concerne la teoria delle crisi e la teoria del crollo, per i revisionisti le cose sono andate ancor peggio. Soltanto per un brevissimo periodo di tempo e solo persone di vista ben corta potevano pensare a rimaneggiare i principi della dottrina di Marx sotto l’influenza di alcuni anni di slancio e prosperità industriale. La realtà ha dimostrato ben presto ai revisionisti che le crisi non avevano fatto il loro tempo: alla prosperità ha tenuto dietro la crisi. Sono cambiate le forme, l’ordine, la fisionomia delle singole crisi, ma le crisi continuano ad essere parte integrante del regime capitalista. I cartelli e i trust mentre hanno concentrato la produzione ne hanno aggravato nello stesso tempo, agli occhi di tutti l’anarchia, hanno aumentato l’incertezza del domani per il proletariato e l’oppressione del capitale, inasprendo così in modo inaudito le contraddizioni di classe. Che il capitalismo vada verso il crollo – tanto nel senso delle singole crisi economiche e politiche, quanto della catastrofe completa di tutto il regime capitalista – lo hanno dimostrato in modo particolarmente evidente e in proporzioni particolarmente vaste i giganteschi trust contemporanei. La recente crisi finanziaria in America, la estensione terribile della disoccupazione in Europa, senza parlare poi della crisi industriale imminente, annunciata da sintomi numerosi – tutto questo ha fatto sì che le recenti «teorie» dei revisionisti sono state dimenticate da tutti e, a quanto pare, da molti revisionisti stessi. Occorre soltanto non dimenticare gli insegnamenti che la classe operaia ha ricevuto da questa instabilità di intellettuali” [Lenin, ‘Marxismo e revisionismo’ [scritto nell’aprile del 1908 e pubblicato lo stesso anno nella raccolta ‘In memoria di Carlo Marx’, Opere complete, vol. XII, pp. 183-189)] (pag 78-79) [(in) V.I. Lenin, Carlo Marx, Biblioteca del Vascello. Roma, 1990] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:23 Maggio 2020