‘Rispetto a un Karl Marx, ad un Auguste Comte, ad un Herbert Spencer (1) e ad un Émile Durkheim che miravano, per esprimerci molto sommariamente, a spiegare le tendenze secolari della società, Vilfredo Pareto presta attenzione piuttosto a problemi più modesti e circoscritti. Egli s’interessa ai cambiamenti nelle condizioni e nei modi di vita, nell’organizzazione sociale del paese, insomma limita la sua analisi all’azione storica, cioè alle persone ed ai partiti che condizionano l’orientamento della società, che fanno la storia. Il che, evidentemente, lo porta a trascurare i fattori di cambiamento, i cui interessi, i cui valori, le cui ideologie gli appaiono allora determinanti e condizionanti il divenire della società. Donde l’attenzione quasi esclusiva che porta all”élite’ sociale, e più particolarmente all”élite’ dirigente che detiene le leve del potere, il che gli impedisce d’elaborare una vera analisi della modernizzazione del paese, e anzi gli preclude la via alla costruzione di un giudizio analitico del processo reale e concreto di sviluppo dell’economia e della società italiane. Senza dubbio Pareto non s’accorge punto che l’affarismo, le speculazioni, la gallofobia, i singulti nazionalistici sono conseguenze del processo di modernizzazione del paese, dello scontro tra norme e valori vecchie e norme e valori nuovi. Questo scontro dà luogo sempre ad una frammentazione della vita sociale, vale a dire che gli elementi vecchi e gli elementi nuovi non riescono ad integrarsi in maniera adeguata. (…) Certo che il non aver riconosciuto tutto ciò attribuisce al pensiero di Pareto l’ambivalenza e l’ambiguità, che quasi tutti gli studiosi contemporanei concordano nel mettere in risalto in tutti i suoi scritti. Da un lato, le sue analisi degli agenti storici del cambiamento sociale sono d’un realismo davvero impressionante e d’una crudezza affascinante, da un altro lato queste stesse analisi sboccano in una forma di profetismo (…). Tutti sanno che Auguste Comte considerava inevitabile il progresso verso una società più pacifica e più giusta; che Herbert Spencer intravedeva la nascita di una società liberale ed individualista, pacifica e industrializzata; che Marx ed Engels auspicavano e lottavano per una società più armoniosa, più libera, più giusta, senza oppressori né oppressi, che avesse eliminato definitivamente qualsiasi forma di stratificazione classistica. Pareto, invece, vede nei fenomeni di frammentazione e di squilibrio, che la società contemporanea appalesa, la prova che l’evoluzione non è rettilinea né continua, ma al contrario che il movimento sociale è ciclico’ (pag 241-242-243)] [(1) Cfr. C. Barbé, ‘Progresso e sviluppo. La formazione della teoria dello sviluppo e lo sviluppo come ideologia (Auguste Comte – Herbert Spencer), Torino, Giappichelli, 1974] [Giovanni Busino, ‘Vilfredo Pareto e l’industria del ferro nel Valdarno. Contributo alla storia dell’imprenditorialità italiana’. Banca Commerciale Italiana, Milano, 1977 pag 920 8° note grafici tabelle appendice: lettere di Vilfredo Pareto; indice grafici, tabelle, nomi di persona, nomi di imprese individuali, società, enti e di luogo, indice materie, indice delle lettere di Vilfredo Pareto; Studi e ricerche di storia economica italiana nell’età del Risorgimento]
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- Articolo pubblicato:4 Maggio 2020