“Una lettera di Lenin dopo l’attentato di F. Adler. La polemica condotta in modo aspro ed inesorabile continuerà per mesi. Ancora nello ‘Stato operaio’, n. 6, del giugno 1932, si riportava un giudizio di Lenin sull’attentato di Fritz Adler del 1916: «Per ciò che riguarda il giudizio politico dell’atto, rimaniamo naturalmente alla nostra vecchia convinzione, confermata da una esperienza di decenni, che gli atti individuali di terrorismo sono mezzi ‘inadeguati’ di lotta politica. “Killing is no murder” (38) scriveva la nostra vecchia Iskra a proposito degli attentati: noi non siamo ‘affatto contro’ l’assassinio politico (è semplicemente abietto e servile ciò che scrivono gli opportunisti, il ‘Vorwärts’ e la ‘Arbeiter Zeitung’ di Vienna in questo senso) ma come tattica rivoluzionaria gli attentati individuali sono inopportuni e dannosi. Solo il movimento di massa può essere considerato come effettiva lotta politica. Solo in connessione diretta, immediata con il movimento delle masse anche il terrorismo individuale può e deve essere di utilità. In Russia i terroristi (contro i quali noi avevamo sempre combattuto) avevano fatto parecchi attentati individuali, ma nel dicembre 1905, quando si giunse finalmente al movimento delle masse alla insurrezione, allora quando effettivamente occorreva aiutare la ‘massa’ nell’impiego della violenza, allora i terroristi furono ‘assenti’. Questo è l’errore dei terroristi. (…) Sarebbe molto bene se si trovasse qualche gruppo di sinistra che pubblicasse in Vienna un manifestino e in esso spiegasse agli operai il proprio punto di vista: stigmatizzasse nel modo più aspro il servilismo della ‘Arbeiter Zeitung’ di Vienna e giustificasse moralmente l’atto di Adler (“Killing is no murder”), ma come insegnamento per gli operai dicesse: nessun terrorismo, ma lavoro sistematico, ininterrotto, fatto con spirito di sacrificio, di propaganda, di agitazione rivoluzionaria, e così via, ‘contro’ il servile partito opportunista, ‘contro’ gli imperialisti, ‘contro’ il proprio governo, ‘contro’ la guerra, ciò è necessario”. Quale differenza tra le misurate e pesate parole di Lenin, il suo giudizio politicamente corretto, la sua preoccupazione di giustificare moralmente l’atto di Adler e le esasperazioni polemiche cui si lasciava andare un redattore dello ‘Stato operaio’ in una nota sullo stesso numero della rivista (…)” (pag 435-436) [Pietro Secchia, ‘L’azione svolta dal partito comunista in Italia durante il fascismo, 1926-1932. Ricordi, documenti inediti e testimonianze. Annali, anno Undicesimo, 1969’, Feltrinelli, Milano, 1973 2. ed.] [(38) “Uccidere non è un delitto”; (39) Lettera scritta da Lenin e spedita da Zurigo a Vienna ad un indirizzo rimasto ignoto, dopo l’attentato di Federico Adler che il 21 ottobre 1916, per protestare contro la guerra, uccise il presidente del Consiglio dei ministri austriaco, contro Stürgk. La lettera di Lenin inizia con: Caro amico, termina con: i migliori saluti e porta la data del 25 ottobre 1916. Pubblicata da ‘Stato operaio’, a. VI, n. 6, giugno 1922] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]