“Nel 1921 apparve, ultima opera pubblicata dallo stesso Hegel, la ‘Filosofia del diritto’, che, sotto titoli quali ‘Famiglia, Società civile e Stato’, contiene la filosofia politica hegeliana, la quale a sua volta trapassa nella storia universale. Le lezioni sulla filosofia della storia e sulla storia della filosofia, che sono sostanzialmente affini tra loro, come le lezioni sulla religione e sull’estetica, sono state edite, sulla base degli appunti degli allievi e dei manoscritti delle lezioni; dai suoi scolari, solo dopo la morte di Hegel. Nel 1830, verso la fine della sua vita, allorquando egli era rettore dell’Università di Berlino, l’ordinamento europeo, faticosamente conquistato dopo la caduta di Napoleone, venne scosso di nuovo dalla rivoluzione di luglio a Parigi. Hegel, che nella sua giovinezza covava egli stesso tendenze rivoluzionarie, ne fu estremamente amareggiato e in essa poté scorgere soltanto demagogia e il “coraggio proveniente dal basso”. Nella nuova ‘Prefazione’ alla ‘Logica’ espresse il timore che in un’epoca così agitata non ci fosse in genere più spazio per la serietà di una conoscenza serena. Sulla sua morte Varhagen von Ense scrive: «Ma per noi si è aperto un vuoto spaventoso! (…) Egli era la pietra angolare dell’Università. Su di lui si fondava la scientificità del tutto, in lui il tutto aveva la sua saldezza. Da tutte le parti ora minaccia il crollo. Manca ora assolutamente il legame tra il più profondo pensiero universale e il più enorme sapere in tutti i campi della conoscenza empirica. Ciò che ancora c’è, è cosa singola per sé. Tutti, anche gli oppositori, sentono ormai che cosa si è perduto con lui» (7). Quello che Hegel disse dei suoi contemporanei vale anche per i suoi epigoni: “Un grande uomo [‘Mann’] condanna gli esseri umani [‘Menschen’] a esplicarlo”. Anche Marx e Lenin furono condannati a ciò. L’interesse per Hegel, ravvivatosi di nuovo nel nostro tempo, si deve anche alla circostanza che alla fine degli anni Venti vennero alla luce gli scritti giovanili filosofici di Marx, in cui egli si misura criticamente con la filosofia di Hegel e, contro la teologia metafisica dello spirito assoluto, fonda il materialismo storico e ateo” [Karl Löwith, Il concetto hegeliano di ‘Bildung’ (pag 291-292)] (in) Anna Kaiser, a cura, ‘La Bildung ebraico-tedesca del Novecento’, Bompiani, Milano, 1999] [(7) L’intera lettera di Varhagen von Ense si trova in K. Rosenkranz, ‘Vita di Hegel’, a cura di R. Bodei, Firenze, Vallecchi, 1966, pp. 442-443, ndt]