“Non dobbiamo che seguire Lenin: siano le tesi dei primi congressi della nuova Internazionale, siano i discorsi, siano i programmi e i proclami del partito bolscevico sulla via della vittoria, sia infine il paziente e geniale esposto di ‘Stato e Rivoluzione’ in cui si dimostra come le tesi di cui si tratta non abbiano mai cessato di essere quelle di Marx e di Engels, nella vera interpretazione dei testi classici e nel vero intendimento del metodo e del pensiero dei maestri, dalla prima formulazione del ‘Manifesto’ fino alla valutazione dei fatti del periodo successivo e soprattutto delle rivoluzioni del ’48, del ’52, della Comune di Parigi; opera di fiancheggiamento della avanzata storica del proletariato mondiale che Lenin riprende e ricollega colle battaglie rivoluzionarie in Russia: la disfatta del 1905, la schiacciante rivincita di dodici anni dopo. Il problema della interpretazione dello Stato viene risolto nel quadro della dottrina storica della lotta di classe: lo Stato è la organizzazione della forza della classe dominante, nata rivoluzionaria, divenuta conservatrice delle sue opinioni. Come per tutti gli altri problemi: non vi è ‘lo Stato’, immanente e metafisica entità che attende la definizione e il giudizio del filosofastro reazionario o anarchicheggiante: ma lo stato borghese, espressione della potenza capitalistica, come vi sarà dopo lo Stato operaio, come si tenderà in seguito alla sparizione dello Stato politico” (pag 19-20) [Amadeo Bordiga, ‘Lenin’, Partisan, Roma, 1978][Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:28 Febbraio 2020