“Le signorie; che a partire dal XIV secolo si formarono nella penisola italiana, possono essere state certamente una risposta a condizioni particolari, ma non si può negare che esse si svilupparono nell’ambito della naturale evoluzione della feudalità medievale. Città e campagna. Quest’aspetto fondamentale ci riconduce al problema dei rapporti fra città e campagna nel basso Medioevo. Si conoscono le frasi celebri in cui, nell”Ideologia tedesca’ e, nel ‘Manifesto Comunista’, Marx ha parlato con Engels, dell’asservimento delle campagne alla borghesia urbana, fenomeno dove la sua dialettica è doppiamente soddisfatta dall’asservimento delle campagne alla città – evoluzione positiva nella misura in cui la campagna equivale per Marx alla barbarie – e dell’egoismo dimostrato in questa occasione dalla borghesia urbana che rivela per la prima volta la sua bassezza morale ed il suo appetito ripugnante. «La borghesia, dice il ‘Manifesto’, ha sottomesso la campagna alla città. Essa ha creato città enormi; ha aumentato a dismisura la popolazione delle città in rapporto a quella delle campagne; ed in questo modo ha strappato una gran parte della popolazione all’abbrutimento della vita dei campi. Nello stesso momento in cui ha sottomesso la campagna alla città, i paesi barbari o semibarbari ai paesi civilizzati, essa ha subordinato la vita dei contadini alla borghesia, l’Oriente all’Occidente». L’opinione tradizionale degli storici delle città, soprattutto in Italia, conferma che il comune conquistò ed asservì il contado. I contadini passarono dalla servitù nei confronti dei signori alla servitù nei confronti della borghesia. Tesi questa che è stata sostenuta anche fuori d’Italia. Jean Schneider ha mirabilmente dimostrato come durante il XIII e il XIV secolo Metz conquistò economicamente, socialmente e politicamente la campagna circostante. Ma Plesner, studiando l’immigrazione rurale a Firenze, e più tardi Fiumi riprendendo il problema nel suo insieme, pensano che sia necessario correggere e in certa misura invertire il rapporto città-campagna. In ogni caso, nell’Italia medievale, la campagna avrebbe tratto benefici e sopportato svantaggi dall’ingerenza urbana, ma in definitiva, come si è già accennato, è stato il contado a conquistare la città dall’interno mediante l’immigrazione. Se questa teoria sfuma nel gioco di parole e non confuta nei suoi aspetti essenziali la tesi tradizionale, contiene tuttavia una parte di verità. L’opposizione tra città e campagna nel Medioevo è spesso oziosa. Malgrado fosse cinta da mura, la città lasciava passare attraverso le sue porte un flusso di beni e di idee che andava sì dalla città alla campagna, ma andava anche in senso contrario. Non vi è migliore illustrazione di questa realtà che la testimonianza lasciataci dalla pittura medievale. (…)” (pag 75-76) [Jacques Le-Goff, ‘La civiltà urbana, 1200-1550’, ‘Città e campagna’] [(in) AaVv, ‘Il Medioevo. Storia economica d’Europa. Volume primo’, Torino, 1979]