“In questi estratti dell’articolo dello stesso titolo scritto il 20 maggio 1853 per il New York Daily Tribune, Marx suggerisce già che gli sconvolgimenti rivoluzionari in Asia possono avere delle importanti ripercussioni in Europa (*): «Uno spirito che speculava in modo profondo, quantunque fantastico, sui principi che reggono l’evoluzione dell’umanità (1), aveva l’abitudine di portare alle stelle ciò che egli chiamava la legge del contatto degli estremi, facendo di essa uno dei segreti padroni della natura… Che il «contatto degli estremi» sia o no un principio tanto universale, se ne può vedere comunque una sorprendente illustrazione nell’effetto che la rivoluzione cinese sembra dover esercitare sul mondo civilizzato. Può sembrare molto strano e paradossale affermare che la prossima sollevazione del popolo europeo, ed il suo prossimo movimento in favore della libertà repubblicana e dell’economia nel governo dipenderà forse più da quel che succede nel Celeste Impero – l’opposto esatto dell’Europa – che da qualsiasi altra causa politica esistente, più ancora che dalle minacce della Russia e dalla probabilità che ne deriva di una guerra europea generalizzata. Eppure non è affatto un paradosso; basta, per capirlo, esaminare con cura le circostanze. Quali che siano le cause sociali che hanno portato alle rivolte croniche che si manifestano in Cina da una decina d’anni a questa parte, e che si sono adesso unite in una sola ed immensa rivoluzione, e quali che siano le forme religiose, dinastiche o nazionali che esse possono assumere, non c’è dubbio che questi avvenimenti sono stati suscitati dal fatto che i cannoni inglesi hanno imposto alla Cina quello stupefacente che è l’oppio. Davanti alle armi britanniche, l’autorità della dinastia manciù se n’è andata a brandelli; la fede superstiziosa nell’eternità del Celeste Impero è crollata; l’isolamento ermetico e barbarico che separava la Cina dal mondo civile è stato scalfito; il commercio ha aperto una breccia, che in seguito si è sviluppata con estrema rapidità, sotto l’influenza della dorata seduzione della California e dell’Australia. Nello stesso tempo, la moneta d’argento dell’Impero che ne costituiva la linfa vitale, ha cominciato a scorrere verso le Indie britanniche. La prima condizione per la preservazione dell’antica Cina era un completo isolamento. E poiché questo isolamento ha visto la sua violenta fine in seguito all’azione dell’Inghilterra, ne seguirà la disgregazione con la stessa certezza di quella di una mummia accuratamente conservata in un sarcofago ermeticamente chiuso, quando viene messa a contatto con l’atmosfera. Ora che l’Inghilterra ha suscitato la rivoluzione in Cina, la questione è di sapere in che modo, alla fine, questa rivoluzione reagirà sull’Inghilterra, e attraverso l’Inghilterra sull’Europa. Ma questo non è un problema difficile da risolvere. Noi abbiamo spesso richiamato l’attenzione dei nostri lettori sullo sviluppo senza precedenti dell’industria inglese dal 1850 in poi. Ma in mezzo alla prosperità più stupefacente, non è stato difficile distinguere chiari segni dell’avvicinarsi di una crisi industriale. Nonostante la California e l’Australia, nonostante l’emigrazione immensa e senza precedenti, deve venire, anche senza particolari avvenimenti, un momento in cui l’allargamento dei mercati non potrà più seguire il ritmo dell’allargamento dell’industria inglese; e questa sproporzione deve portare, altrettanto sicuramente che per il passato, una nuova crisi. Ma se, oltre a questo, uno dei grandi mercati si restringe bruscamente, l’arrivo della crisi ne verrà necessariamente accelerato. E’ proprio questo l’effetto che la sollevazione cinese deve produrre in questo momento in Inghilterra. In queste condizioni, in cui il commercio inglese ha già percorso la maggior parte del ciclo economico normale, si può predire con fiducia che la rivoluzione cinese getterà la scintilla nella mina sovraccarica del sistema industriale attuale, e cagionerà così l’esplosione della crisi generale maturata a lungo – della crisi che, propagandosi all’estero, sarà rapidamente seguita da rivoluzioni politiche sul continente. Sarà un singolare spettacolo, quello della Cina che manda il disordine al mondo occidentale, mentre le Potenze occidentali, per mezzo delle navi da guerra inglesi, francesi e americane, si accingono a portare «l’ordine» a Shanghai, a Nanchino, ed alle bocche del Gran Canale…”  [“La rivoluzione in Cina e in Europa’ (Documento I-2)] [(*) Fonte K. Marx F. Engels, ‘On Colonialism’, op. cit., pp. 15-23 passim]; (2) Hegel] (pag 107-109); “Li Da zhao: “Il punto di vista di Marx sulla rivoluzione cinese”. Estratti dai commenti di Li Da-zhao all’articolo di Marx che figura più sopra (documento I-2). Questo testo, scritto nel 1926, accompagnava una traduzione integrale dell’articolo di Marx, che era stato ripubblicato a quell’epoca sulla stampa comunista americana, francese, ecc. (fonte: Li Da zhao ‘Xhuaji’, pp. 553-555): «Avendo letto questo articolo di Marx, noi dobbiamo comprendere molto chiaramente che, in teoria e in pratica, la rivoluzione nazionale cinese è una parte della rivoluzione mondiale. Nel movimento rivoluzionario mondiale, le posizioni occupate dalla Cina e dell’Inghilterra sono le più importanti. Perché l’Inghilterra rappresenta l’industria europea sul mercato mondiale, e la Cina è un mercato importante per lo smercio dei prodotti del capitalismo imperialista inglese. L’ampliarsi della rivoluzione cinese significa dunque il restringersi del mercato per il capitalismo imperialista inglese, e può rendere imminente la crisi generale ed accelerare lo scoppio della rivoluzione mondiale. Questa oppressione della Cina da parte dell’imperialismo inglese ha creato la rivoluzione cinese, ed allora la rivoluzione cinese risponde con la sua influenza sull’Inghilterra, e attraverso l’Inghilterra risponde all’Europa, stabilendo così dei rapporti con la rivoluzione inglese, con la rivoluzione europea, ed anche con la rivoluzione mondiale. All’epoca di Marx, cioè all’epoca della rivolta dei Taiping, era così, ed oggi, in un’epoca in cui il movimento antiimperialista è scoppiato in tutta la Cina, è ancora così; fino al giorno in cui la rivoluzione mondiale sarà stata compiuta, sarà sempre così. (…)” (pag 214) [Hélène Carrere d’Encausse Stuart R. Schram, a cura, ‘Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi’, Roma, 1967].