“[C]i pare di estremo interesse e validità, proprio per coloro che si richiamano a Marx e si muovono in un ambito di classe, l’ultimo testo di Marcuse pubblicato in Italia (1). Proprio però, perché il discorso che si intende fare su tale testo vuol restare in un ambito marxiano ed è rivolto come proposta ai marxisti, riteniamo necessario premettere quella che ci pare la chiave metodologica attraverso cui leggere il saggio in questione e cioè la interpretazione che Marcuse dà della dialettica marxiana. «Abbiamo messo in evidenza che la concezione dialettica della realtà è sorta sia in Marx che in Hegel dalla medesima osservazione, cioè dal carattere negativo della realtà (…). Per Marx, come per Hegel, ‘la verità’ sta nell’insieme, nella ‘Totalità negativa’» (2). «La realtà in cui si muove la teoria di Marx è tuttavia diversa da quella della filosofia di Hegel, e tale diversità indica la fondamentale differenza tra la dialettica di Hegel e quella di Marx. Per Hegel la totalità era la totalità della ragione (…). La totalità a cui giunge la dialettica marxiana è la totalità della società divisa in classi, e la negatività che sta alla base delle sue contraddizioni e condiziona ogni suo contenuto è la negatività dei rapporti di classe. La totalità comprende ancora la natura, ma solo in quanto essa entra nel processo storico della produzione sociale. Nel progresso della società suddivisa in classi tale produzione assume varie forme a seconda dei vari livelli del suo sviluppo, e tali forme costituiscono la struttura di tutti i concetti dialettici. Il metodo dialettico è dunque diventato nella sua stessa struttura un metodo storico» (3). La storicità poi, è tale, rispetto ad Hegel, in un duplice senso: 1. nella dialettica marxiana, che riguarda «sia la negatività prevalente al momento, sia la sua negazione» (4), «tale negazione della negatività viene attuata costituendo un nuovo ordine di cose. La negatività e la sua negazione sono due diverse fasi dello stesso processo storico costituito dall’azione storica dell’uomo (…). La verità, in breve, non è una entità scissa dalla realtà storica, né un regno di idee eternamente valide. Certamente essa trascende la realtà storica del momento, ma solo in quanto passa da uno stadio ad un altro. Lo stadio negativo così come la sua negazione è un avvenimento concreto nell’ambito della stessa totalità» (5). 2. La dialettica marxiana tratta di un particolare stadio del processo storico e quindi quel movimento espresso da Hegel in termini astratti e ritenuto universale si riferisce solo a una fase della storia dell’uomo, a quella che Marx nei ‘Manoscritti economici filosofici’ chiama “storia della sua maturazione”, cioè la preistoria, la storia della società divisa in classi. Conclude quindi Marcuse: «La negatività da cui la dialettica marxiana prende le mosse caratterizza l’esistenza umana nella società. L’asserzione secondo cui il passaggio dalla preistoria, rappresentata dalla società suddivisa in classi, alla storia della società senza classi cambierà l’intera struttura del movimento storico, costituisce la vera essenza della dialettica marxiana. Una volta che gli uomini siano divenuti soggetti coscienti dello sviluppo della loro storia, questa non può più essere descritta nelle forme che si adattano alla fase preistorica» (6). Aggiunge inoltre Marcuse, dopo aver sottolineato il concetto marxiano di necessità: «La transizione dall’inevitabile crollo del capitalismo al socialismo è necessaria [per Marx], ma solo nel senso in cui è necessario il completo sviluppo dell’individuo» (7) e quindi la rivoluzione, che pure dipende da una serie di fattori oggettivi, si può realizzare tuttavia solo in quanto tali fattori siano «compresi e diretti da una attività cosciente che mira alla meta del socialismo. Neppure la minima necessità naturale, né la minima inevitabilità automatica garantisce il passaggio dal capitalismo al socialismo» (8). «La rivoluzione [secondo Marx] richiede la maturità di molte forze, ma la maggiore fra queste è la forza soggettiva, cioè la stessa classe rivoluzionaria» (9)” [Vittorio Boarini, ‘Per una lettura marxiana di Marcuse’] [(in) ‘Problemi del socialismo’, n. 19-20, giugno-luglio 1967] (pag 720-721) [(1) Herbert Marcuse, ‘L’uomo a una dimensione’, Torino, 1967; (2) Marcuse, ‘Ragione e rivoluzione’, Bologna, 1966, pag. 347; (3) Op. cit. pp. 348, 349; (4) Op. cit., p. 350; (5) Op. cit., p. 350; (6) Op. cit., p. 351; (7) Op. cit., p. 352; (8) Op. cit., p. 353; (9) Op. cit., p. 354]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:5 Dicembre 2017