“Il presupposto economico di fondo è la negazione della teoria marxiana del valore, come mette bene in luce Colletti: Bernstein parte da un’accezione tecnologica del lavoro astratto, non cogliendovi tutta la tensione immanente del conflitto di classe e il marchio dello sfruttamento (il lavoro astratto è il prodotto del modo di produzione capitalistico, della “libertà” ed “eguaglianza” presupposti e risultati de mercato capitalistico, della mercificazione della forza-lavoro). (…) In forma aggiornata – nota ancora Colletti – questi concetti si ripresentano nella esaltazione della “Costituzione repubblicana” e nella formula dell'”equo profitto” – dove si vede come (…) questo scambio emerga molto bene da un passo (p. 190 sgg.) in cui Bernstein si scaglia contro la formula dell’abbattimento della ‘bürgerliche Gesellschaft’, la società “borghese” o “civile”, poiché l’aggettivo tedesco ‘bürgerlich’ ha tanto significato moderno di “borghese” che quello medievale di “civile”, “cittadino”. In realtà non si tratta di una questione filologica. Già Hegel, traducendo in tedesco la ‘civil society’ di Ferguson e Smith ne coglie e ne accentua i connotati specifici di società borghese (si vedano i ‘Lineamenti di filosofia del diritto’!) e Marx riprende consapevolmente tale equivoco terminologico chiarendo bene come la pretesa “società civile” sia proprio il dominio di classe della borghesia e la nuova dimensione dell’economia politica. Quando Bernstein allora dichiara che il compito essenziale della socialdemocrazia tedesca è di liquidare il feudalesimo residuo, ma non certo di “aggredire la società civile in quanto comunità dotata di ordinamenti civili”, riprende consapevolmente l’equivalenza civile-borghese (malgrado le apparenti proteste contro gli equivoci terminologici). Subito dopo infatti rifiuta la prospettiva della “proletarizzazione” e afferma che non si vuole “sostituire alla società civile una società proletaria, ma all’ordine sociale capitalistico un ordine sociale socialista…. [non riteniamo] un’offesa al sentimento socialista di dare una dimensione ‘bourgeoise’ alla propria vita privata”. Rapporti pubblici socialisti e vita privata ‘bourgeoise’ (borghese, senza più l’ambivalenza terminologica del ‘bürgerlich’): non si potrebbe meglio definire uno dei due lati della moderna alternativa social-riformista (l’altra potrebbe essere, ovviamente, la “rivoluzione culturale”, in senso molto lato, come rifiuto di una scissione pubblico-privato che svuota completamente, dal punto di vista teorico e pratico il senso del marxismo e della rivoluzione socialista). Di qui discendono le affermazioni successive: priorità della libertà sull’eguaglianza, socialismo come continuazione della democrazia (nella sua versione “liberale”), società socialista come realizzazione “coerente” della rivoluzione francese (e anche qui del 1789 e non del 1793-94)” [Augusto Illuminati, ‘Socialismo e socialdemocrazia (by E. Bernstein, introduzione di L. Colletti). (Recensioni)’, ‘Problemi del socialismo’, Roma, n. 30 maggio 1968 p. 572-573]