“In un momento in cui l’Armata rossa aveva già conseguito grandi vittorie sul fronte orientale, liberando quasi completamente il Volga, le cose continuavano ad andare male nel sud, dove tutto era nel caos perché gli ordini non venivano eseguiti. Il 5 ottobre, a Kozlov emanai un ordine riguardante l’unificazione di tutte le armate e i gruppi del fronte meridionale sotto il comando del Consiglio militare rivoluzionario del fronte meridionale formato dall’ex generale Sytin e da tre bolscevichi, Sljapnikov, Mechonosin e Lazimir: “Tutti gli ordini e le istruzioni del Consiglio sono soggetti a esecuzione immediata e incondizionata”. L’ordine minacciava gli insubordinati di dure punizioni. Poi telegrafai a Lenin. «Insisto categoricamente sul richiamo di Stalin. Le cose vanno male al fronte di Tsaritsyn, nonostante le forze sovrabbondanti. Voroscilov è in grado di comandare un reggimento, non un’armata di 50 mila uomini. Tuttavia lo lascerò al comando a condizione che riferisca al comandante dell’armata del sud, Sytin. Ad oggi, Tsaritsyn non ha neppure inviato dei resoconti delle operazioni a Kozlov. Ho richiesto che i rapporti delle ricognizioni e delle operazioni vengano inviati due volte al giorno. Se entro domani non viene fatto, manderà Voroscilov e Minin alla corte marziale e lo renderò noto con un ordine del giorno all’esercito. Secondo gli statuti del Consiglio militare rivoluzionario della Repubblica, Stalin e Minin fintanto che rimangono a Tsaritsyn non sono altro che membri del Consiglio militare rivoluzionario della X armata. Ci resta poco tempo per passare all’offensiva prima che intervenga il fango autunnale, quando le strade locali diventeranno impraticabili sia per la fanteria che per le truppe a cavallo. Non sarà possibile nessuna azione seria senza coordinarsi con Tsaritsyn. Non c’è più tempo da perdere in trattative diplomatiche. Tsaritsyn deve sottomettersi oppure subirne le conseguenze. Abbiamo una colossale superiorità di forze, ma al vertice c’è la completa anarchia. Posso porvi termine in ventiquattro ore, a condizione che abbia il vostro appoggio fermo e netto. In ogni caso, questa è l’unica strada che vedo». A questo seguì il giorno successivo questa comunicazione per filo diretto a Lenin: «Ho ricevuto il seguente telegramma: ‘L’ordine militare no. 118 di Stalin deve essere cancellato. Ho dato le istruzioni complete al comandante del fronte meridionale, Sytin. Le attività di Stalin compromettono tutti i miei piani (…). Vacetis, Comandante in capo; Danisevskij, membro del Consiglio militare rivoluzionario’. Stalin venne immediatamente richiamato da Tsaritsyn in ottobre. Ecco cosa scrisse sulla ‘Pravda, (30 ottobre 1918) sul fronte meridionale: «Il punto maggiormente preso di mira dai nemici è Tsaritsyn. Ed è comprensibile, poiché con la presa di Tsaritsyn e l’interruzione delle comunicazioni con il sud, i nemici avrebbero la sicurezza di raggiungere tutti gli obiettivi che si sono prefissi: i controrivoluzionari del Don potrebbero congiungersi con i capi cosacchi degli eserciti di Astrakhan e degli Urali, formando un unico fronte della controrivoluzione, da Don fino ai cecoslovacchi; i controrivoluzionari, interni ed esterni, si assicurerebbero il sud e il Caspio; le truppe sovietiche del Caucaso settentrionale sarebbero poste in una situazione disperata» (20). Stalin stava “confessando” di essere colpevole di avere aggravato la situazione con i suoi intrighi e la sua insubordinazione? Affatto. Tuttavia, sulla via del ritorno da Tsaritsyn verso Mosca, Sverdlov indagò cautamente sulle mie intenzioni e poi mi propose di avere un incontro con Stalin, che risultò, era sul suo treno. Volete davvero rimuoverli tutti?, mi chiese Stalin con un tono esageratamente sottomesso. “Sono bravi ragazzi”. “Quei bravi ragazzi rovineranno la rivoluzione, che non può aspettare che crescano” gli risposi. “Tutto ciò che voglio è riportare Tsaritsyn nella Russia sovietica”. Da allora in poi, ogni qual volta mi capitava di urtare predilezioni personali, amicizie o vanità, Stalin raccoglieva con cura tutte le persone a cui avevo pestato i piedi. Aveva a disposizione tutto il tempo del mondo per questo, poiché assecondava i suoi fini personali. Le figure guida di Tsaritsyn divennero da quel momento i suoi strumenti principali. Appena Lenin cadde malato, Stalin attraverso i suoi tirapiedi fece ribattezzare Tsaritsyn in Stalingrado” [Lev Trotsky, ‘Stalin. Valutazione dell’uomo e della sua influenza. Completato con materiale inedito a cura di Alan Woods’, Milano, 2017] [(20) ‘La Russia meridionale (intervista con un corrispondente della ‘Pravda’), in Opere, vol. 4, pag. 173] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:27 Ottobre 2017