“Il materialismo storico supera le vedute antitetiche dei sociologisti e degli individualisti, e al tempo stesso elimina l’eclettismo dei narratori empirici. Innanzi tutto il ‘factum’. Che quel determinato Cesare, che fu Napoleone, nascesse l’anno tale, facesse tal carriera, e si trovasse fortunatamente in buon punto il 18 Brumaio; – tutto ciò è affatto accidentale rispetto al corso generale delle cose, che spingeva la nuova classe, padrona del campo, a salvare dalla rivoluzione ciò che a lei pareva necessario di salvare, al qual bisogno occorreva la creazione  di un governo burocratico-militare. L’uomo, o gli uomini adatti bisognava pur trovarli. Ma, che quello che avvenne effettivamente avvenisse nei modi che sappiamo, ciò dipese dal fatto che fu Napoleone appunto a dar opera all’impresa, e non un povero Monk, o un ridicolo Boulanger (32). E da questo punto in poi l’accidente cessa di essere accidente; appunto perché è quella determinata persona che dà l’impronta e la fisionomia agli avvenimenti, nel modo, e per il modo come si svolsero. Ora il fatto stesso che la storia tutta poggia su le antitesi, su i contrasti, su le lotte, su le guerre, spiega l’influenza decisiva di determinati uomini in determinate occasioni. Cotesti uomini non sono, né un accidente trascurabile del meccanismo sociale, né dei miracolosi creatori di ciò che la società, senza di loro, non avrebbe fatto in nessun modo. Gli è l’intreccio stesso delle condizioni antitetiche, il quale fa che determinati individui, o geniali, o eroici, o fortunati, o malvagi, sian chiamati in momenti critici a dire la parola decisiva. Mentre gl’interessi particolari dei singoli gruppi sociali sono in uno stato tale di tensione, che tutte le parti contendenti a vicenda si paralizzano, a muovere l’ingranaggio politico occorre l’individuale coscienza di una determinata persona. Le antitesi sociali, le quali fanno di ogni convivenza umana un organamento instabile, dànno alla storia, specie quando sia vista ed esaminata rapidamente e a grandi tratti, il carattere del dramma. Questo dramma si ripete nei rapporti da comunità a comunità, da nazione a nazione, da stato a stato, perché le interne disuguaglianze, concorrendo con le differenziazioni esterne, han prodotto e producono tutto il moto delle guerre, delle conquiste, dei trattati, delle colonizzazioni e così via. In questo dramma apparvero sempre come condottieri delle società gli uomini che si chiamano eminenti, o grandi, e dalla presenza loro l’empirismo ha argomentato, che essi fossero i principali autori della storia stessa. Ricondurre la spiegazione del loro apparire alle cause generali e alla condizioni comuni della struttura sociale, è cosa che perfettamente armonizza coi dati della nostra dottrina; ma provarsi ad eliminarli, come volentieri farebbero certi affettati oggettivisti del sociologismo, gli è una vera fatuità. E in conclusione, il seguace del materialismo storico, che si metta ad esporre e a raccontare, non dee far ciò schematizzando. La storia è sempre determinata, configurata, infinitamente accidentata e variopinta. Essa ha combinatoria e prospettiva. Non basta di avere eliminato preventivamente il presupposto dei fattori; perché chi narra si trova di continuo a fronte di cose, che paiono disparate, indipendenti, e per sé stanti. Cogliere l’insieme come insieme, e scorgervi i rapporti continuativi di serrati accadimenti, ecco la difficoltà” [Antonio Labriola, ‘Del materialismo storico’, seconda edizione 1902] [(in) Antonio Labriola, ‘Tutti gli scritti filosofici e di teoria dell’educazione’, Milano, 2014]  [(32) Accomunati in verità solo dalla brillante carriera militare, e dalla tendenza a servirsene in modo disinvolto per i propri fini politici e interessi personali, i due personaggi evocati da Labriola si collocano in contesti storici ben diversi. Ufficiale inglese, fedele alla Corona, George Monk (1608-1670) non esitò a combattere al fianco di Oliver Cromwell in Scozia e nella guerra anglo-olandese per poi tornare a servire nuovamente il re, Carlo II, dopo la restaurazione della monarchia. Fu proprio per i servigi prestati al nuovo monarca che Monk ottenne il titolo di duca di Albermarle ed una cospicua pensione. Figura d’attualità ai tempi di Labriola, il generale francese Georges Boulanger (1837-1891) seppe far leva sul desiderio di riscatto anti-germanico: divenuto ministro della guerra nel 1886, nel 1887 dovette lasciare il governo ma non cessò di occupare la ribalta politica, ponendosi alla testa di un movimento populista, noto appunto come “boulangismo”, capace di raccogliere, accanto a quelle dei militari, le simpatie di parte della destra e dei nostalgici bonapartisti. Ormai ad un passo dal colpo di Stato, nel gennaio del 1889 fu messo sotto accusa dal Parlamento e costretto alla fuga. Condannato in contumacia per alto tradimento, non fece più ritorno in Francia]