“La luce gettata da Lenin sul rapporto tra filosofia e rivoluzione è così forte da rischiarare anche i problemi del nostro tempo, svelando la reificazione della filosofia e la negazione della dialettica della liberazione. E’ questo che i filosofi russi non possono perdonargli. Perciò essi hanno continuato, senza trovar opposizione, la loro critica implicita ai ‘Quaderni filosofici’, anche in occasione del centenario della sua nascita, oscurando la novità sostanziale del punto di vista filosofico di Lenin nel 1914, rispetto alla teoria del rispecchiamento, espressione di un materialismo volgare, contenuta in ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ del 1908; novità che consiste nel recupero dell’autosvolgimento del pensiero. Quando Lenin scrive: «Alias: La coscienza umana non solo rispecchia il mondo oggettivo, ma lo crea anche» (15), l’Accademico B.M. Kedrov, Direttore dell’Istituto di Storia della Scienza e della Tecnica, riduce la nuova valutazione leniniana dell’«idealismo» a un volgare discorso semantico: «(…) Lenin rifiuta in modo categorico e pone aspramente in ridicolo l’errore da nulla compiuto da Hegel, nell’attribuire all’idea, al pensiero, alla coscienza, la capacità di creare il mondo» (17). Con quest’ultimo attacco, Kedrov si illude di aver chiuso le nuove frontiere filosofiche aperte da Lenin. Da quel genio concreto che era, comunque, Lenin stesso indicò il punto in cui esse si aprivano per lui. Il 4 gennaio 1915, nel pieno della guerra, scrisse all”Enciclopedia Granat’ (per cui aveva composto il saggio «Karl Marx», chiedendo se era possibile apportare «alcune correzioni alla sezione sulla dialettica… Mi sono occupato di questa questione proprio nell’ultimo mese e mezzo e penso che potrei aggiungere qualcosa, se ce ne fosse il tempo…» (18). Lenin aveva incominciato il suo ‘Riassunto della «Scienza della Logica» di Hegel’ nel settembre 1914. Il saggio è datato luglio-novembre 1914. Il ‘Riassunto’ non fu completato fino al 17 dicembre. Come dimostra la lettera a Granat, egli non era soddisfatto della sua analisi della dialettica. La Krupskaya nota nei suoi ‘Ricordi’ che Lenin continuò lo studio di Hegel ‘dopo’ aver completato il saggio su Marx. Ma il miglior testimone del momento in cui sentì di aver rotto con le sue precedenti posizioni, è Lenin stesso, non solo nelle lettere, ma anche nel ‘Riassunto’. Dopo aver annotato, riguardo alla prima sezione del «Concetto», che «queste parti dell’opera dovrebbero chiamarsi: un ottimo mezzo per farsi venire il mal di testa» (19) , osserva anche: «L’analisi dei sillogismi in Hegel: E.-B.-A. ‘Eins; Besonders; Allgemeins’, B-E-A ecc. ricorda l’imitazione di Hegel da parte di Marx nel I Capitolo» (20). Lenin prosegue commentando la stretta relazione tra ‘Capitale’ e ‘Logica’: «Anche se Marx non ci ha lasciato alcuna ‘Logica’ (con lettera maiuscola), ci ha lasciato tuttavia la ‘logica’ del ‘Capitale’, che per il problema che ci interessa dovrebbe essere utilizzata al massimo. Nel ‘Capitale’ vengono applicate a una sola scienza la logica, la dialettica e la teoria della conoscenza del materialismo (non occorrono tre parole: è una stessa e identica cosa), prendendo tutto ciò che è di prezioso in Hegel e sviluppandolo ulteriormente» (21). Molto prima di arrivare a questa conclusione, Lenin sentì l’esigenza di distinguersi innanzitutto da Plechanov, ed anche dal suo stesso passato filosofico. Importante, a questo proposito, è la serie di tre aforismi: «1. Plechanov critica il Kantismo (e l’agnosticismo in generale) più dal punto di vista materialistico-volgare che da quello materialistico-dialettico…2. I marxisti hanno criticato (all’inizio del XX secolo) i kantiani e i sostenitori di Hume più al modo di Feuerbarch (e di Büchner) che a quello di Hegel. Non si può comprendere perfettamente il ‘Capitale’ di Marx e particolarmente il primo capitolo, se non si è compresa e studiata attentamente ‘tutta’ la  ‘logica’ di Hegel. Di conseguenza, mezzo secolo dopo, nessun marxista ha compreso Marx!» (22)” [Raya Dunayevskaya, ‘Rottura e ambivalenza filosofica in Lenin’, (in) ‘Aut Aut’, Milano, 1974] [(15) Lenin, ‘Quaderni filosofici’, p. 206; (17) B.M. Kedrov, ‘On the Distinctive Characteristics of Lenin’s Philosophic Notbook’, “Soviet Studies in Philosophy’, estate 1970; (18) V.I. Lenin, Opere complete, Roma, 1969, vol. 36, p. 226; (19) Lenin, ‘Quaderni filosofici’, p. 167; (20) Ivi, p. 169; (21) Ivi, p. 241; (22) Ivi, pp. 170-171] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*] 6