“All’inizio del 1855, sui numeri dell’11, 12, 20 e 25 gennaio della «Neue Oder Zeitung» e poi, a più riprese, nei mesi successivi, Marx affronta il problema delle crisi cicliche ed una serie di questioni legate alla riforma bancaria inglese del 1844. Erano le prime avvisaglie della grossa recessione degli anni 1856-58; era urgente analizzarne a fondo le cause. Novembre 1854-gennaio 1855 vengono datati i quaderni inediti di Marx su ‘Geldwesen, Kreditwsen, Krisen’ (Essenza del denaro, del credito, crisi): il rapporto tra forma denaro e crisi generale doveva essergli chiaro dunque prima dell’esperienza diretta della crisi del 1857. Tuttavia ci sembra legittimo individuare specificamente in questa esperienza un momento di svolta, centrato sul rapporto tra nascente progetto de ‘Il Capitale’ e rinnovata volontà di costruire praticamente le basi del partito rivoluzionario, operaio e internazionale. La stessa unità di fondo tra impianto teorico e progetto di partito non si sarebbe forse realizzata così solidamente senza aver vissuto, tallonato la crisi monetaria del 1857. Da queste premesse siamo partiti per rileggere gli articoli che sull’argomento Marx scrisse per la ‘New York Daily Tribune’ dal giugno 1856 al dicembre 1858 (1). La scarsa attenzione finora dedicata a questa parte dell’attività pubblicistica di Marx è plausibilmente dovuta alla rappresentazione che Marx medesimo ne diede. Ogni occasione è buona per esprimere il disprezzo verso il giornale: «Ieri ho visto di nuovo la NYT (settimanale). Il giornale non porta che ‘electoral dodge’ e lo farà ancora per mesi. Potremo impegnarci di nuovo seriamente con la NYT soltanto quando sarà finita questa merda delle elezioni presidenziali» (2). Esasperato per la riduzione dei compensi, che d’altronde erano l’unica sua fonte di reddito fisso allora, scrive ancora all’amico, il 23 gennaio 1857: «Pestare delle ossa, macinarle e cuocerne delle zuppe come i ‘paupers’ nei ‘workhouses’, ecco a che cosa si riduce il lavoro politico a cui si è bellamente condannati in un simile ‘concern’. Sono insieme consapevole che, asino come sono, ho fornito fin troppo a questi giovanotti, per il loro denaro, se non proprio in questi ultimi tempi, certo per anni (3). A Lassalle, il 12 novembre 1858, scrive di aver fatto tanti articoli in inglese da riempire due grossi volumi «de omnibus rebus et quibusdam aliis». Un lavoro occasionale, dunque, tutto imposto, fuori da un piano d’interessi? Un lavoro salariato, alienato? Un lavoro da fame? Certo. Sua moglie Jenny è esplicita con Conrad Schramm: «Karl lavora di giorno per provvedere al pane quotidiano e la notte per portare a termine la sua Economia» (lettera dell’8 dicembre 1857) (4). «Non sono padrone del mio tempo, ma piuttosto ne sono schiavo. Mi rimane per me stesso solo la notte». «Sono costretto ad uccidere il giorno con lavori per guadagnare. Mi resta solo la notte per dei ‘veri’ lavori» – scrive in due occasioni diverse a Lassalle. Eppure, proprio nell’ultima delle lettere citate, datata 21 dicembre 1857, si lascia sfuggire un’importante ammissione: «L’attuale crisi commerciale mi ha stimolato a preparare qualcosa anche sulla crisi nella stesura definitiva dei miei lineamenti fondamentali (‘Grundzüge’) dell’economia». La verifica di questa ammissione, il confronto cioè tra i materiali raccolti per gli articoli della NYDT, i giudizi contenuti negli articoli medesimi e il testo dei ‘Grundrisse’, la prova cioè che non esisteva affatto scissione tra il lavoro diurno e quello notturno è invece facile da trovare, si presenta ricca di risultati. Ma qui non si tratta di fare una semplice ricostruzione filologica, di catalogare meglio le fonti dei ‘Grundrisse’ e quindi de ‘Il Capitale’, qui si tratta invece di affermare la centralità politico-teorica dell’analisi – pur condizionata dall’occasione giornalistica – della crisi monetaria del 1857. Assumere questa ipotesi non è certo una scoperta originale. Rosdolsky, con la consueta acutezza, aveva formulato un suggerimento preciso in tal senso: «L’interruzione causata nel lavoro intorno alla ‘Critica dell’economia politica’, fra l’estate del 1852 e l’autunno del 1856, dall’attività pubblicistica di Marx non significa che gli studi compiuti a questo fine non abbiano avuto importanza per la sua opera economica. Al contrario, poiché molte delle sue corrispondenze trattavano dei ‘principali avvenimenti economici in Inghilterra e sul continente’, Marx dovette ‘familiarizzarsi con particolari pratici’ che, pur ‘esulando dalla scienza dell’economia politica in senso proprio’, gli riuscirono tuttavia utili per l’avvenire e basti accennare ai numerosi articoli sulla congiuntura economica, sulle questioni di politica commerciale, sul movimento operaio e sugli scioperi in Inghilterra». E ancora «E’ oltremodo caratteristico che la decisione immediata di metter per iscritto il ‘Primo Abbozzo’ e l’ansia febbrile con cui essa venne attuata (il tutto era pronto in nove mesi, fra il luglio del 1857 e il marzo del 1858!) siano state dovute principalmente allo scoppio della crisi economica del 1857». Quindi, concluide Rosdolsky, «varrebbe la pena di raffrontare con cura i temi storico-economici svolti da Marx negli articoli sulla ‘New York Tribune’ da un lato e nel ‘Capitale’ dall’altro» (5)] [(1) (…) Gli scritti e le lettere di Marx di cui si farà cenno sono contenuti nei voll. 12 e 29 dei Marx Engels ‘Werke’, Dietz Verlag, Berlin, 1963 e 1967. Per le opere maggiori di Marx si sono seguite le seguenti edizioni italiane: ‘Il Capitale’, ed. Rinascita, Roma, 1956 sgg; ‘Lineamenti fondamentali per la critica dell’economia politica’, Ed. Riuniti, Roma, 1963; ‘Per la critica dell’economia politica’, Ed. Riuniti, Roma, 1969, ‘Miseria della filosofia’, Id., 1969, ‘Le lotte di classe in Francia’, Id., 1962; ‘Carteggio Marx-Engels’, Ed. Rinascita, Roma, 1950; (2) Carteggio, II, p. 437; (3) Ibid., III, p. 18; (4) ‘Werke’, 29, Bd.; R. Rosdolsky, ‘Genesi e struttura del “Capitale” di Marx’, Laterza, Bar, 1971, pp. 27-8. Cfr. inoltre le annotazioni di Tronti nell’introduzione agli ‘Scritti inediti’ ecc., XVII sgg.] [Sergio Bologna, “Moneta e crisi: Marx corrispondente della «New York Daily Tribune»”, Milano, n.1, 1973]