“E’ un momento saliente, questo, della politica economica adottata dal Governo Lenin, e da Lenin stesso propugnata, difesa, riaffermata poco tempo indietro, con quel suo ultimo discorso, notevole per chiarezza e lucidità, del 17 novembre 1922, al IV Congresso dell’Internazionale Comunista. Fin da principio del 1918, Lenin considerava l’applicazione dei principi del ‘capitalismo di Stato’ in Russia come un progresso, avuto riguardo alla situazione economica del tempo, la cui struttura egli considerava costituita da un elemento patriarcale, quale l”agricoltura nella sua forma più primitiva’; dalla ‘piccola produzione’ – comprendendovi i contadini trafficanti con i loro cereali; dal ‘capitalismo privato’ e dal ‘socialismo’. E concludeva che il “capitalismo di Stato”, pur non essendo una forma socialista, sarebbe stato per i comunisti e per la Russia – un sistema superiore a quello che allora esisteva. Che l’adozione e l’applicazione del sistema della nuova politica economia sia un arresto, anzi una ritirata dalle posizioni conquistate dal Governo di Soviet, non è dubbio; Lenin per primo confessa francamente che fin dal 1918 egli considerava il capitalismo di Stato come una “possibile linea di ritirata”. E quando, dopo il febbraio 1921, con l’aperto malcontento delle masse dei contadini e degli operai contro il Governo dei Soviet, incominciò a delinearsi la più grave crisi interna che abbia colpito la Rivoluzione Russa dal momento delle origini, i ‘comunisti’ compresero che il passaggio diretto a una forma economica puramente socialista – cioè alla distribuzione puramente socialista delle ricchezze – era al di sopra delle loro forze, essi accettarono con ‘unanime decisione’ di Congresso la nuova politica economica (Nep). Lenin ora – dopo circa un anno e mezzo dall’applicazione della Nep crede “in tutta coscienza” che la Nep abbia molto giovato alla sua politica, e cerca di dimostrarlo passando in rassegna le parti integrali dell’economia nazionale; il sistema finanziario e la stabilizzazione del cambio del rublo; la questione agraria e la pacificazione dei ‘contadini’; la ‘piccola industria’ e il miglioramento della vita operaia (sopra tutto a Mosca e a Pietrogrado); la ‘grande industria’ e la necessità della sua ripresa e del suo sviluppo (“senza industria noi siamo perduti, come Stato indipendente”). Così il risultato positivo e saliente della Nep si riassume nel fatto di aver fino d’ora una prova che la Russia  – come Stato – è in condizione di poter fare il commercio, di assicurarsi delle posizioni ferme nell’agricoltura e nell’industria, e di marciare avanti. “Mi sembra – osserva Lenin – che per il momento ciò sia sufficiente” [E. Mariani, Le attuali direttive della politica economica russa. (La Nep)’, Roma, 1923] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]