“All’interpretazione marxiana della storia in termini di conflitto delle classi economiche, gli elitisti contrapponevano delle interpretazioni politiche; per loro infatti, ad eccezione di Burnham, la politica non è un semplice riflesso della struttura economica di classe. Per Mosca e Pareto la struttura del potere di qualsiasi società è determinata dalla natura e dalle capacità della sua leadership politica; è l’abilità politica, o la mancanza di questa, che determina chi governerà e in che modo il potere possa cambiare di mani. Secondo Marx, invece, il leader politico da qualunque classe provenga non è altro che il «rappresentante» della classe economica dominante; soltanto laddove esiste un equilibrio fra le classi, può un’élite politica avere una certa indipendenza d’azione. L’elitista non nega che i fattori economici siano importanti, ma insiste nell’affermare che mediante mezzi politici un’élite può controllare, conciliare o perfino neutralizzare le forze economiche. Per Marx le tensioni sociali significative si presentano fra la classe che possiede gli strumenti di produzione, e quindi esercita il suo dominio sulla società, e la classe o le classi soggette, la cui condizione economica le spinge ad organizzarsi in antagonismo con la classe dominante. Secondo la tesi elitistica, invece, la tensione è fra l’élite politica dominante e ogni altra élite rivale che sorge a contrastarne il potere; la massa della popolazione è disorganizzata e diventa politicamente rilevante soltanto quando è unificata da un’élite. Un effetto primario della teoria marxiana fu perciò quello di stimolare una dottrina opposta che tentava di svincolare la politica e la leadership politica dalla posizione subordinata in cui Marx le aveva relegate. Gli elitisti perciò attaccarono il marxismo a tre livelli distinti. In primo luogo, ebbero l’intento polemico di denunciare la teoria di Marx come un’ideologia, legata ai tempi, della classe operaia anziché la scienza della società che pretendeva di essere. In secondo luogo, respinsero la predizione marxiana di una futura società senza classi, egualitaria, non trovando nessuna giustificazione per la convinzione di Marx che la struttura gerarchica della società non fosse inevitabile. Infine, si opposero alla concezione che l’economia e non la politica fosse la forza storica determinante e il legame che tiene insieme la società. Nonostante la radicale differenza fra elitismo e marxismo, negli ultimi anni sono stati fatti tentativi, specialmente da parte di James Burnham e in una certa misua di C. Wright Mills, di realizzare una sintesi di Marx, Mosca e Pareto” [Geraint Parry, ‘Le élites politiche’, Bologna, 1972]