“In realtà Feuerbach non era più quel ‘leader’ indiscusso, quel teorico della riforma sociale, quel propugnatore del passaggio della filosofia alla politica (69), che aveva rappresentato nel 1842-43. Già nel corso del 1843, quando la soppressione degli «Annali tedeschi» di Ruge (3 gennaio) e della «Gazzetta renana» di Marx (cessava le pubblicazioni il 31 marzo) indicava l’acuirsi della lotta fra la censura e i gruppi intellettuali, impegnati nel rinnovamento (70), il pensatore di Bruckberg faceva mancare un effettivo sostegno alle nuove iniziative tentate dai due, nonostante i ripetuti sforzi per coinvolgerlo. Nella ben nota lettera del 20 giugno 1843 tale diniego si esprimeva in ‘dissenso politico’, beninteso non nei confronti dell’«idea in sé», estremamente «allettante», ma dei metodi eclatanti, giacché secondo lui non era ancora giunto il tempo del «passaggio dalla teoria alla pratica» e quindi le azioni «migliori» erano quelle «silenziose» (71). Anche la lettera pubblicata da Marx e Ruge nell’unico numero doppio degli «Annali franco-tedeschi» e pure datata giugno 1843, unica forma di partecipazione estorta, ribadiva, pur con maggiori concessioni «alla prassi» e «alle spalle degli uomini attivi», la priorità del cambiamento della «testa». «Che cosa è la teoria, che cosa è la prassi? In che cosa consiste la loro differenza? Teoria è ciò che sta solo nella mia testa, prassi ciò che è in molte teste, ciò che unisce molte teste, che fa massa che si espande e quindi si fa spazio nel mondo» (72). Dall’altro versante le critiche cominciavano a colpire la ‘Weltanschauung’ di Feuerbach e in particolare proprio il ‘ruolo assunto dalla natura’. In una lettera del 13 marzo 1843 a Ruge, Marx, proprio dopo aver letto le ‘Tesi preliminari per la riforma della filosofia’, notava: «Gli aforismi di Feuerbach solo in un punto non mi vanno bene, che egli rinvia troppo alla natura e troppo poco alla politica» (73). Il giudizio, sintetizzato da Ruge nell’espressione: ‘Natureinseitigkeit’ (unilateralità della natura), veniva sostanzialmente condiviso da questi (74), che già pubblicamente aveva suggerito al critico della religione un impegno politico (75). Da buon mediatore egli però aggiungeva: “Egli ha peraltro moltissimo senso politico, solo pensa che in Germania non si possa affrontare la situazione se non partendo dalla teologia. E’ vero, non possiamo trascurare la religione, ma ciò nonostante c’è già una reale atmosfera politica, molto più chiara, che deve essere coltivata, illuminata e infiammata (76)”. Il giudizio di Marx si distingue però non solo perché più netto, ma anche perché al contrasto ‘teologia-politica’, sostituisce, certo dopo la lettura delle ‘Tesi’, il contrasto ‘natura-politica’. La coppia ritorna, un po’ mutata, nella famosa lettera di Marx a Feuerbach del 3 ottobre 1843, non però come antitesi, né come appunto critico, ma in combinazione congiuntiva e in funzione celebrativa: «Io la ritengo perciò l’antagonista di Schelling necessario, naturale, chiamato a tale compito dalle sue Autorità, la natura e la storia» (77). Le riserve sembrerebbero qui superate, ma non bisogna dimenticare che Marx cita le parole di Feuerbach (78) e per uno scopo molto evidente: si trattava dell’estremo tentativo di coinvolgimento nell’impresa degli «Annali franco-tedeschi»,  per esempio attraverso una caratterizzazione di Schelling. Uno scopo politico ben preciso si nasconde anche dietro la ben nota lettera dell’11 agosto 1844, in cui Marx definisce la filosofia di Feuerbach «la fondazione filosofica» del socialismo ed esalta non solo i ‘Principi della filosofia dell’avvenire’, ma anche l”Essenza della fede secondo Lutero’, come le opere che contavano di più di tutta la contemporanea produzione letteraria tedesca (79). Ora è vero che proprio in quel periodo Marx, assecondando un desiderio espresso dallo stesso Feuerbach (80), si era dato da fare perché venissero pubblicati sull’«Avanti» estratti di questo scritto (81); tuttavia la discrepanza tra un libro dal contenuto strettamente teologico e il contesto politico degli interessi di Marx e dell’«Avanti» è evidente, né basta la motivazione che l’ateismo sia una componente fondamentale della nuova ‘Weltanschauung’. La ‘captatio benevolentiae’ è palese là dove Marx riferisce di due traduzioni in atto dell”Essenza del cristianesimo’, una inglese per interessamento di Engels e una francese patrocinata da lui, e lamenta gli attacchi mossi da Bauer al suo concetto di «amore». In questa proclamata vicinanza a Feuerbach Marx suggeriva poi una evoluzione dal concetto «filosofico» di genere a quello più «politico» di società (82)” [Francesco Tomasoni, ‘Ludwig Feuerbach e la natura umana’, Firenze, 1986] [(69) Oltre alle citate ‘Tesi preliminari’, dobbiamo qui richiamare lo scritto, ancor più spinto in direzione della politica, ‘Notwendigkeit einer Veränderung’, che però Feuerbach non concluse, né pubblicò ed è stato integralmente reso noto da C. Ascheri, in: “Die Homine” 19-20 (1966), pp. 256-93, cfr. in particolare pp. 268-72; (70) A. Cornu, op. cit., pp. 422-30; (71) S.W., XIII, p.123; (72) “Deutsch-Französische Jahrbücher”, Paris, (hg. v. K. Marx u. A. Ruge), Februar 1844, ora in: MEGA, I, 2, p. 485; (73) MEGA, III, I. p. 45; (74) Lettera a Marx del 19 marzo 1843, in MEGA, III, 1, p. 401; (75) ‘Neue Wendung…’, cit., p. 51; (76) MEGA, III, I, p. 401; (77) Ivi, p. 70; (78) ‘Erklälung vom Verfasser des “Hippokrates in der Pfassenkutte”, apparso anonimo in: “Deutsche Jahrbücher, 1842, N. 3, 5 Januar 1842, p. 12, ora in  G.W., IX, p. 154; (79) MEGA, III, I, p. 63; (80) Cfr. frammento di una letera dell’aprile 1844 di Feuerbach, in: L. Feuerbach, ‘Briefwechsel’ (hg. v. W. Schuffenhauer), Leipzig 1963, pp. 380-83; (81) “Vorwärts” dal n. 65, 14 agosto, al n. 87, 30 ottobre 1844, cfr. lettera di Marx a Börnstein, novembre 1844, MEGA, III, I, p. 248; (82) Ivi, p. 63]