“Molto spesso, per motivare la tesi dell’ininterrotta caduta del salario reale di anno in anno, si cita la seguente nota affermazione di Marx: “La tendenza generale della produzione capitalistica non è di elevare il salario normale medio, ma di ridurlo”. (K. Marx, Salario, prezzo e profitto, p. 77). Da questa citazione non si può trarre la conclusione che il salario reale cada ininterrottamente. Marx ha sottolineato con insistenza che gli operai possono ottenere un aumento del salario reale nella lotta contro il capitale. Ma il salario è incatenato dalla legge del valore della forza-lavoro. Inoltre questa citazione viene commentata in modo sbagliato nei lavori di alcuni nostri economisti. Di che si tratta, in effetti? Si tratta della lotta tra il capitale e il lavoro attorno al realizzo della forza-lavoro secondo il suo valore. Il capitale cerca di limitare il salario al livello infimo, vale a dire al minimo fisico. L’operaio cerca di realizzare la sua forza-lavoro secondo il suo valore, che comprende il soddisfacimento non solo dei bisogni fisici, ma anche di determinati bisogni generati dalle condizioni sociali in cui gli uomini si trovano e vengono educati. A favore di chi pende la bilancia? A favore del capitalista, a danno dell’operaio. Precisamente a questo proposito Marx trae la conclusione della tendenza del salario medio a diminuire e non ad aumentare. Che sia così risulta dal seguente chiarimento: “…Proprio lo sviluppo dell’industria moderna deve far pendere la bilancia sempre più a favore del capitalista, contro l’operaio, e che per conseguenza la tendenza generale della produzione capitalistica non è all’aumento del livello medio dei salari, ma alla diminuizione di esso, cioè a spingere il ‘valore del lavoro’, su per giù, al suo ‘limite più basso'” (K. Marx, Ivi, pagina 76). Quindi Marx riteneva in generale assurda l’affermazione dell’impossibilità di un aumento del salario reale. Egli dice: “Sarebbe sciocco considerare da una parte il lavoro come una merce, e d’altra parte volerlo porre al di fuori delle leggi che determinano i prezzi delle merci” (Ivi, pagina 69).” [A. Arzumanian, La teoria dell’impoverimento assoluto. La nostra dottrina, Rinascita, N° 10 ottobre 1956]