“E per finire, qualche considerazione sul ruolo di Stalin nel 1917. Esso è stato minimizzato per evidenti motivi polemici da Trotsky. Altrettanto ha fatto la storiografia più accreditata. Ora uno dei meriti maggiori di Avtorkhanov (*) è proprio quello di richiamare l’attenzione su questo personaggio, che ebbe modo di emergere in primo piano al VI Congresso del partito, riunitosi tra il 26 luglio e il 3 agosto 1917. In questo periodo, che segue i fatti del luglio e precede il tentativo fallito di Kornilov, Lenin, ancora sotto la scossa della semi messa al bando del partito, premeva perché questo organizzasse la presa del potere e abbandonasse al loro destino i soviet, ridotti, secondo le sue parole, «ad una foglia di fico per coprire la controrivoluzione». Sotto la guida di Stalin, la cui relazione introduttiva in diversi punti importanti si discostava dal pensiero di Lenin (laddove questi riteneva che la controrivoluzione avesse riportato una completa vittoria, Stalin dichiarava invece: «non è possibile in questo momento determinare in quali mani si trovi il potere»), il Congresso prese una posizione diversa, più flessibile. «I delegati implicitamente convennero che la parola d’ordine “tutto il potere ai soviet” fosse ancora adeguata, ma che i soviet erano incapaci di prendere il potere con mezzi pacifici [che lo potessero, l’aveva tra l’aprile e il luglio sostenuto anche Lenin]» (II. p. 31). Questa apertura fu accentuata nella prima riunione del nuovo Comitato Centrale, il quale si pronunciò a favore dell’unità d’azione con i partiti menscevico e socialrivoluzionario nell’eventualità, di cui si cominciava a parlare, di un colpo di mano militare. Lenin era contrario e non mancò, secondo il suo solito, di protestare pubblicamente. Ma il Comitato Centrale non si piegò alle sue ingiunzioni. Questa fermezza si rivelò pagante al momento dell’affare Kornilov, facilitando il reinserimento dei bolscevichi nella legalità sovietica. Anche Lenin implicitamente lo riconobbe, quando prima che i timori per la sorte di Pietrogrado lo risospingessero verso l’intransigenza assoluta, per un breve periodo tornò alla vecchia parola d’ordine. «Concludendo sul VI Congresso» scrive perciò a ragione l’Avtorkhanov, «è necessario osservare un fatto d’importanza storica: il tono della ‘leadership’ bolscevica al Congresso fu dato da Stalin. Ciò fu reso possibile solo dall’assenza di Lenin, Zinovev e Trotsky (ancora formalmente non aderente al partito), ma il VI Congresso dimostrò che di tutti i leader bolscevichi solamente Stalin si avvicinava alla statura di Lenin. In verità, Lenin stesso sottovalutava Stalin, del quale fin quasi al 1917 non conosceva neppure il vero nome nonostante il fatto che Stalin avesse aderito al partito fin dal 1898, avesse partecipato con Lenin alla Conferenza di Helsingfore nel 1905, e al IV e V Congresso del 1906 e 1907, e fosse stato cooptato nel Comitato Centrale nel 1912» (II, p. 34)” [(*) in ‘Studies on the Soviet Union’ , 1970 n. 2 e 3: Abdurakhman Avtorkhanov, ‘Lenin and the Bolshevik Rise to Power’] [Domenico Settembrini, ‘Lenin protagonista dell’Ottobre’, (in) ‘Storia contemporanea’, Roma, n. 1, marzo 1973] (pag 135-136) [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]