“Mentre si recava al ristorante, Vladimir Ilic fu avvicinato da un operaio menscevico, che gli domandò qualcosa. Ilic rallentò il passo, gli altri andarono avanti. Arrivando al ristorante cinque minuti dopo, Lenin si accigliò e disse: – E’ curioso che un ragazzo così ingenuo sia capitato al congresso del partito! Mi ha chiesto quale fosse il vero motivo dei nostri dissensi. Beh, gli ho detto, i vostri compagni vogliono andare al parlamento, noi invece siamo convinti che la classe operaia deve prepararsi alla lotta. A quanto pare ha capito…” (pag 23) [Il V Congresso del Partito Operaio Socialdemocratico di Russia si tenne a Londra dal 13 maggio al 1° giugno 1907. Gorki vi partecipò con voto consultivo. L’assise si concluse con la vittoria dell’ala bolscevica su quella menscevica (nota 1, pag 9)]; “Mi è capitato spesso di parlare con Lenin sulla crudeltà della tattica e della vita dei rivoluzionari. – Che volete? – domandava con ira e con stupore. – Si può forse crescere umani in una lotta così feroce? Dove può trovare asilo qui la bontà d’animo, la generosità? L’Europa ci «blocca», privandoci dei soccorsi del proletariato europeo, e da ogni parte la controrivoluzione ci assale brutalmente! E allora? Non dobbiamo forse lottare e resistere? Scusate, ma non siamo imbecilli! Sappiamo che quello che vogliamo non può farlo nessun altro. Potete mai pensare che, se fossi stato convinto del contrario, sarei rimasto qui? – Con quale metro misurate in una battaglia il numero dei colpi necessari e quello dei colpi superflui? – mi domandò un giorno, dopo un’animata discussione. Potei rispondere a questa domanda così semplice solo con la lirica, perché sono persuaso che non vi sia altra risposta” (pag 51) [Maksim Gorki, Lenin, Roma, 1961] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:12 Maggio 2017