“Scoppiata la guerra, s’intensificava lo sforzo pacifista e neutralista del gruppo [‘Coenobium’, ndr], dal quale si staccavano i fautori democratici dell’intervento, come Crespi o Ghisleri (11), ma a cui s’univa in una prima fase Romain Rolland con il suo ‘Au-dessu de la mélée’ (12). Con enfasi era approvato, nel dicembre 1914, il voto esemplare di Karl Liebknecht al Reichstag contro il rinnovo dei crediti di guerra (13). «Coenobium» riprendeva le dichiarazioni internazionali e neutraliste dei socialisti italiani Treves e Modigliani, e lanciava l’idea di una «Lega dei paesi neutri», accolta senza fortuna dal segretario del Bureau Socialiste International Camille Huysmans, come nucleo iniziale della futura Europa unita e pacifica (14). Vi era dunque consonanza ideale e pratica con le iniziative socialiste italiane e svizzere che, prima con la conferenza di Lugano nel 1914, poi con i contatti proseguiti nel 1915, avrebbero portato nel settembre alla conferenza internazionalista di Zimmerwald contro la guerra imperialista. In quella sede, nel ‘Manifesto’ redatto da Trotsky, venne ribadito il principio che solo la rivoluzione socialista avrebbe permesso il superamento delle contraddizioni interimperialiste. Ma lo spazio centrale era riservato alla descrizione delle circostanze favorevoli a un’azione di pace, per la lotta contro l’ «unione sacra» e il «sacro egoismo» e, viceversa, «per la libertà dei popoli» (15). Aleggiava, nelle sedute zimmerwaldiane, la formula di un’Europa federata, che era anche l’eco delle discussioni intrecciate nel primo anno di guerra tra socialisti di varie nazionalità e correnti. Tra i rivoluzionari, come Trotsky e Lenin, tra i quali si svolgeva una polemica sugli Stati Uniti d’Europa che si sarebbe conclusa con la riproposizione da parte di Trotsky della formula federalista, integrata nella sua teoria della rivoluzione permanente, e con la ripulsa leniniana, sulla scorta degli studi sull’imperialismo, dai quali conseguiva che gli Stati Uniti d’Europa rappresentavano un obiettivo o irrealizzabile o reazionario (16). Tra i socialisti democratici come Kautsky – che a malincuore aveva coperto la responsabilità dei socialimperialisti del suo partito e per questo veniva attaccato sulla «Critica Sociale»; che pure ne accettava, con un intervento di Treves, a visione ultraimperialista» (17) -, o come Turati, Bignami, che dalla pace democratica si attendevano un futuro ordine unitario europeo” (pag 30-31) [Corrado Malandrino, ‘Socialismo e libertà. Autonomie, federalismo, Europa da Rosselli a Silone’, F. Angeli, Milano, 1990] [(11) Ma essi preconizzavano «a guerra finita, la nuova Santa Alleanza dei popoli e gli Stati Uniti d’Europa», cfr. Arcangelo Ghisleri, ‘Per la libertà dei popoli oppressi. Agli Italiani!’, ‘L’iniziativa’, II, n 98, 15 agosto 1914. Il manifesto era firmato dalla direzione del Partito repubblicano; (12) “Coenobium”, VIII, settembre 1914, p. 26); (13) “Coenobium”, VIII, novembre-dicembre 1914, p. 87); (14) Treves, «Neutralità, non indifferenza»; G.E. Modigliani, ‘Neutralità ma per affrettare la pace”, “Coenobium”, VIII,, agosto 1914, pp. 40-43. L’iniziativa della Lega dei paesi neutrali occupò le pagine della rubrica nei numeri di “Coenobium” di ottobre, novembre e dicembre; (15) Cfr. Horst Lademacher, ‘Die Zimmerwalder Bewegung. Protokolle und Korrespondenz, Mouton, The Hague-Paris, 1967; A. Agosti, ‘Le Internazionali operaie’, cit., pp. 93-95; E. Ragionieri, ‘Il socialismo italiano e il movimento di Zimmerwald’, ‘Belfagor’, XXVIII, marzo 1973, pp. 129-160; Gaetano Arfè, ‘Storia del socialismo italiano (1892-1926)’, Einaudi, Torino, 1965, p. 226; (16) Cfr. Renato Monteleone, ‘Le ragioni teoriche del rifiuto della parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa nel movimento comunista internazionale’, in ‘L’idea dell’unificazione europea dalla prima alla seconda guerra mondiale’, cit., pp. 77-84; sulla tradizione ideologica della politica comunista europea cfr. anche Frank Deppe, ‘Proletarischer internationalismus und nationaler Klassen kampf. Zur Europapolitik der Kommunistischen Parteiten, in Id. (Hrsg), ‘Arbeiter bewegung und westeuropäische Integration’, Pahl-Rugenstein, Köln, 1976, pp. 317-336. La posizione federalista di Trotsky viene oggi rivalutata (cfr. Levi, ‘Il federalismo’, in ‘Il pensiero politico contemporaneo’, cit., III, pp. 664 sgg): non ebbe però eco nel contesto politico italiano. Per i testi di Trotsky, cfr. R. Monteleone, ‘Marxismo, internazionalismo e questione nazionale’, Loescher, Torino, 1982, pp. 233-241. L’articolo di Lenin, ‘Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa’ è in ‘Opere’, Editori Riuniti, Roma, 1966, vol XXI, pp. 311-315; (17) Cfr. La C.S. e Karl Kautsky, ‘A guerra scoppiata che resta da fare ai socialisti?, “Critica Sociale”, XXIV, 16-31 dicembre 1914, pp. 373-375. Il vice (Claudio Treves), ‘L’ora tragica’, ibidem, 1-15 agosto 1914, pp. 225-6. Cfr. in tal senso l’interpretazione di A. Casali, ‘Socialismo e internazionalismo nella storia d’Italia. Claudio Treves, 1869-1933′, Guida, Napoli, 1985, pp. 86-87. Modigliani scriveva sull’ “Avanti!” del 14 maggio 1916 che «gli Stati Uniti d’Europa e il conseguente disarmo europeo saranno la realtà di domani (…) una realtà che la borghesia stessa attuerà perché è sua funzione storica di preparare tutte le condizioni preliminarmente indispensabili al trionfo del socialismo dei lavoratori»: cfr. su questo Ariane Landuyt, ‘Rosselli e Modigliani: due “socialismi a confronto”‘, in ‘Giustizia e libertà nella lotta antifascista e nella storia d’Italia’, La Nuova Italia, Firenze, 1978, pp. 99-112]