“La categoria della rendita in Marx e nei classici esprime una specifica forma della distribuzione del reddito. Specifica nel senso che è l’espressione economica del rapporto sociale che mette in relazione ed oppone chi è proprietario della terra e chi non lo è. Per Marx la categoria della rendita fondiaria capitalistica definisce una forma fenomenica del plusvalore. Ciò che quindi viene presupposto è la massa e il saggio del plusvalore, ossia il modo di produzione capitalistico. La costituzione del modo capitalistico di produzione, come modo di produzione dominante seppure non ha comportato una completa sostituzione nei soggetti titolari della proprietà fondiaria (percettori della rendita), ha però ridefinito e trasformato il significato e la funzione della proprietà fondiaria. La differenza tra proprietà e rendita fondiaria capitalistica e proprietà e rendita feudale non è data solo dalla diversità delle forme giuridiche che ne sanciscono il godimento, non è data solo dalla forma in cui la rendita viene percepita (seppure caratteristica della rendita signorile è l’essere generalmente percepita in lavoro o prodotti, mentre la rendita capitalistica è generalmente pagata in denaro), ma l’essenziale della differenza fa ricercato nella diversità dei sistemi economico-sociali entro cui la categoria della rendita ha significato e funzione. Perciò considerare la rendita capitalistica come un residuo del sistema signorile significa affissarsi, oltre il mutamento di sistema, alla superficiale e parziale continuità del possesso fondiario di una parte dei soggetti percettori di rendita e, quindi, alla parziale continuità che questi soggetti assicurano ai loro modelli di consumo, al loro stile di vita e (ancora più parzialmente) alle forme di gestione della terra. «La forma sotto cui il modo di produzione capitalistica ai suoi inizi trova la proprietà fondiaria, non gli corrisponde» (1). La forma moderna (capitalistica) della proprietà fondiaria è la forma modificata dall’azione del capitale, è infatti, un suo risultato «il liberare radicalmente la proprietà fondiaria, da un lato, dai rapporti di servitù e schiavitù, il separare, d’altro lato, nettamente la terra, come condizione di lavoro, dalla proprietà fondiaria e dal suo proprietario fondiario» (2). La proprietà fondiaria acquista così la sua forma puramente economica, spogliandosi di tutte le sue precedenti frange e contaminazioni politiche e sociali” [Guglielmo Lisanti, ‘Città e rendita fondiaria’, Estratto da ‘Problemi del socialismo’, Roma, n. 15, maggio-giugno 1973] [(1) Marx, Il capitale, III, 3, Roma, p. 8; (2) op. cit., pp. 10-11]
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- Articolo pubblicato:21 Marzo 2016